La testimonianza da Paganica di Francesco Rotellini


“Mio suocero dopo le prime scosse non ha voluto lasciare la sua casa e lì è morto”

Francesco Rotellini, molto conosciuto ad Assergi sia come bravo meccanico che come operatore cinematografico durante le feste patronali di Assergi. Francesco è stato uno dei promotori e organizzatori della rievocazione storica: "La Trebbiatura" organizzata nel 2007 ad Assergi in occasione delle festività ferragostane. Con la sua passione per la meccanica e per le tradizioni è riuscito a far funzionare perfettamente la vecchia trebbia di Paganica che per tanti anni ha lavorato ad Assergi.

«Da dicembre dell’anno scorso la terra continuava a tremare, ma ormai ci eravamo abituati. La sera di domenica 5 aprile c’è stata una scossa abbastanza forte. Sono andato a trovare mio suocero, che viveva in una casa vecchia che a me non piaceva. Non ha voluto seguire i nostri consigli: “tanto non sono morto con la guerra- diceva -  non morirò in un terremoto”. Ed è rimasto a casa sua. Durante la notte, è arrivata la scossa che in 26 secondi ci ha fatto perdere tutto. Sembrava di stare su un albero travolto da una bufera, invece che in una casa. In quegli attimi ho pensato solo a mio suocero. Dopo la scossa sono andato a cercarlo, ma purtroppo il terremoto l’aveva sorpreso a letto e non c’era più nulla da fare».

Come è cambiata Paganica dopo il terremoto?

«Ora è un paese fantasma. Il centro vecchio sembra il set di un film dell’orrore, un buco nero dove non ci andrei per niente al mondo. A pensare che in mezzo a quelle strade, a quei vicoli c’era vita e adesso è tutto morto, fa veramente paura. E’ impressionante come pochi secondi ti possono cambiare la vita. In questo terremoto tutti gli abitanti di Paganica hanno perso qualcosa. La gente vive adesso nelle tende, ma il nostro paese è pronto a riprendere i suoi ritmi, anche se con difficoltà».

Pensa che si sarebbe potuto evitare il disastro?

«Difficile dire. Le case crollate a Paganica, come quella di mio suocero, sono molto vecchie. Invece mio appartamento e la mia officina, più nuovi, non hanno subito danni alla struttura. La nostra fortuna è stata che è successo tutto di notte, altrimenti il numero delle vittime sarebbe stato più grande. Gli abitanti del centro vecchio, allarmati dalle forti scosse precedenti, avevano preferito dormire nelle macchine e così si sono salvati. Così si spiega perché a Paganica, malgrado il disastro, si sono registrate solo 6 vittime».

Adesso come vive?

«In una tenda che ci ha messo a disposizione la Protezione Civile. La mia casa non ha subito danni gravi, ma abbiamo ancora paura di ritornarci a vivere. Abbiamo iniziato a mettere a posto l’officina meccanica per poter riprendere, piano piano, la nostra attività e per poter essere d’aiuto ai vigili del fuoco e ai volontari che potrebbero avere problemi alle macchine. E’ il minimo che possiamo fare».

Cosa pensa della solidarietà dell’Italia per quanto riguarda i terremotati?

«Ottimo, meglio di così non si potrebbe immaginare. Chi si lamenta dell’aiuto che ci è arrivato da tutto il paese esagera. Pensate che a Paganica, alle 6,30 della tragica mattina era già presente la Protezione Civile. I primi ad arrivare sono stati i vigili del fuoco che erano già in allerta per il lungo sciame sismico dei giorni precedenti. Certamente non volevano creare panico perché so che vivere con l’ansia è una cosa terribile, ci se ne rende conto solo vivendo un’esperienza simile».

Come si convive con la terra che continua a tremare?

«Le scosse continuano ma abbiamo imparato a non sentirle più. Fanno ancora paura quelle che superano il quarto grado della scala Richter. La gente ha paura, tanti si rifiutano di rientrare nelle case. Come fai a vivere tranquillo dopo la grande scossa e quando la terra non smette di tremare?»

E’ ottimista per quanto riguarda il futuro di Paganica?

«Sì, solo con l’ottimismo si può andare avanti. Adesso hanno iniziato a riaprire i negozi, i bar, i locali e questo ci dà fiducia, un segno che la vita può riprendere il suo corso normale. Hanno iniziato i lavori di riparazione delle strade, hanno messo una cinquantina di piattaforme per le case di legno, a dimostrazione che quando le cose si vogliono fare si possono fare in tempi brevi. Comunque penso che ci vorrà come minimo una decina di anni per riavere di nuovo il paese di una volta».


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