La7 lo ha tirato in ballo nel dibattito sul caso Marino Cialente: non sono un dimissionario seriale

 

 

 

 

Non ha gradito affatto di esser stato citato, nel corso della trasmissione televisiva “Omnibus”, (La7) come un sindaco “dimissionario seriale”. Per questo Massimo Cialente ha inviato una lettera alla redazione di Omnibus che è stata letta in trasmissione. «Nel corso della puntata, incentrata sulla notizia delle dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino», ha scritto Cialente, «uno degli ospiti ha tirato in ballo la mia persona e le mie vicende politiche affermando che, in fondo, il Pd è abituato al giochetto dei sindaci, come il sottoscritto, che si dimettono per poi ripensarci entro i 20 giorni, descrivendomi di fatto come una sorta di dimissionario seriale, immagine della quale sono fortemente infastidito. Poiché non ero presente in studio, vi sarei grato se venisse ricordato che nella mia durissima esperienza, di questi due mandati, con più di sei anni di gestione della tragedia che ci ha colpiti e che ha visto la distruzione totale di una città capoluogo di regione, mi sono dimesso una volta nel marzo 2011 per protesta nei confronti dell’atteggiamento del governo Berlusconi e, un’altra, all’ indomani del gravissimo attacco mediatico nazionale che si scatenò contro di me e la mia famiglia per l’arrivo di due avvisi di garanzia al mio vicesindaco e a un dirigente che, peraltro, sono ancora in attesa di avere una prima udienza davanti al gip per vedere comprovate o meno, le accuse. In entrambe le occasioni, ho successivamente ritirato le mie dimissioni solo in seguito a manifestazioni di migliaia di cittadini che mi chiedevano di rimanere alla guida della città, responsabilità drammatica che, per senso del dovere, ogni giorno sostengo e affronto tra indicibili difficoltà. Forse l’immagine di dimissionario seriale, viene confusa da superficiali osservatori con alcune drammatiche manifestazioni di protesta alle quali sono stato indotto dall’assoluta mancanza di finanziamenti per la ricostruzione della città, nel 2010 o nel 2013, quando fui costretto a restituire la fascia da sindaco al presidente Giorgio Napolitano. Più volte», ha concluso Cialente, «ho dovuto difendere la mia gente, la mia città, i miei collaboratori, in una vicenda drammatica che spero la storia potrà ricostruire e che io definisco “una vicenda italiana” con le sue luci e le tante oscure ombre che gli aquilani, per troppi anni, da soli e disperati, hanno dovuto affrontare. Ma si sa che gli aquilani sono gente tosta».

 



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