La ricerca è sempre più internazionale, diplomazia scientifica per promuovere la competitività

 

 

 

La fuga di cervelli va in soffitta per lasciare spazio ad una ricerca sempre più internazionale, ma il volano per promuoverla è nella capacità di ciascun Paese di incentivare questa attività cruciale per l'innovazione e la crescita economica. E' lo scenario tracciato nell'incontro che, presso il ministero degli Affari Esteri e la cooperazione, ha messo a confronto i 25 addetti scientifici nelle ambasciate italiane all'estero con i vertici di enti di ricerca e università.

''Oggi la mobilità dei cervelli è un'evidenza'', ha osservato Mauro Moruzzi, della Segretaria di Stato della Confederazione Svizzera per la formazione, la ricerca e l'innovazione. ''Ormai è impossibile affrontare la carriera universitaria o quella di ricercatore senza aver trascorso un periodo all'estero, anche in più Paesi''. E se ci sono Paesi che attirano irresistibilmente i ricercatori, come gli Stati Uniti, ''altri, come la Svizzera, sono dei crocevia della scienza''.

Il simbolo per eccellenza di questa dimensione internazionale è il Cern, dove lavorano 3.000 fra i maggiori fisici del mondo, moltissimi dei quali italiani. Ad attrarre i ricercatori in Svizzera (accanto agli italiani ci sono tanti francesi e tedeschi) ci sono ottimi laboratori, buone retribuzioni, strutture e servizi accoglienti. A garantire la competitività della ricerca svizzera ci sono anche ottimi finanziamenti, la maggior parte dei quali proviene dai privati.

Che l'Italia sia in grado produrre ricercatori di altissima qualità è indubbio, ma è anche vero che ''manca il capitale di rischio'', ha osservato Francesco Profumo, ex ministro della Ricerca e oggi presidente della Fondazione Bruno Kessler di Trento. ''Credo - ha aggiunto - che in Italia dobbiamo cominciare ad avviare questo percorso culturale'' perché ''la competizione è fra le nazioni, non più fra i singoli''. In quest'ottica la diplomazia scientifica gioca un ruolo di primo piano, come hanno rilevato il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, e il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston.

I due enti hanno ad esempio un ruolo trainante nelle relazioni con la Cina, ha osservato Plinio Innocenzi, addetto scientifico presso l'ambasciata italiana a Pechino. Tanto che negli ultimi anni le relazioni scientifiche e tecnologiche fra Italia e Cina stanno conoscendo una ''rapida accelerazione''
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