E’ tempo di zafferano, riparliamone!

 

 

 

 

Con largo anticipo l’oro rosso è tornato a fiorire nei nostri campi, già da una decina di giorni e fa parlare di se su tutte le rubriche enogastronomiche, in particolare quelle abruzzesi, nelle quali si esaltano le caratteristiche organolettiche di quello aquilano, ma ci si lamenta  della produzione che negli ultimi anni si è ridotta al lumicino (meno di 15 Kg nel 2014).
In un incontro occasionale nel Padiglione della Coldiretti d’Abruzzo, avvenuto nei primi giorni di luglio all’EXPO di Milano, con il Presidente dell’Associazione “Le Vie dello Zafferano” ebbi modo di parlare sulla loro iniziativa intrapresa per la fondazione della“Banca dello Zafferano” e il successivo bando per l’assegnazione a titolo di “prestito d’onore”dei bulbi di Crocus Sativus.
All’epoca non erano note le condizioni del cosiddetto “prestito d’onore”, poi pur apprezzando l’iniziativa dell’Associazione, sono rimasto deluso, sia per il fatto che su 30 richiedenti aventi diritto secondo il bando, solo ai primi 10 è stato possibile assegnare 50 Kg di bulbi, (valore circa 400 Euro) sia perché i giovani produttori ne dovranno restituire il 60% entro 3 anni.
Mi auguro che i nuovi giovani produttori, abbiano almeno la garanzia che fra pochi giorni quando sarà ultimato il raccolto, gli verrà “onorato” subito il corrispettivo del primo raccolto.
E’ proprio questo secondo me, uno dei motivi per cui anche i coltivatori tradizionali iscritti alle cooperative e muniti di partita Iva, si lamentano e non si sentono incentivati a produrre di più, in quanto il loro “oro rosso” gli viene pagato anche dopo un anno dal raccolto. 
Il contadino, così anche i giovani produttori, non hanno lo stipendio mensile, per cui come per tutti gli altri loro prodotti, debbono riscuotere al raccolto!
Sono invece centinaia i coltivatori che nel comprensorio producono piccoli quantitativi di zafferano, (2-3-400 grammi) che non hanno sotto controllo il processo di lavorazione da parte di chi di competenza, secondo il protocollo della DOP, solo perché non è conveniente l’iscrizione ad una cooperativa o l’apertura della partita Iva per piccole produzioni, così quell’”oro”gli rimane nelle loro “credenze”. 
Il “know how” dello zafferano, nel  comprensorio Aquilano è di antica tradizione, per cui il risultato del prodotto finito, è identico a chi esegue il protocollo di lavorazione della DOP. 
Per incrementare la produzione complessiva in modo sostanziale, del cosiddetto “oro rosso”, occorrerebbe un altro tipo di Banca dello Zafferano, che è quella che suggerii al Presidente dell’Associazione Nicola Orsini in quella circostanza, la quale banca, (istituzionale o privata) al momento che il produttore consegna il prodotto finito,  contraccambia con il giusto corrispettivo.
Niente di nuovo, ricordo quando negli anni sessanta del secolo scorso,“Don Peppe Ciolina” veniva alla fiera di Ognissanti a Paganica con il suo bilancino, una volta contrattato il prezzo, pesava lo zafferano e subito ti dava il dovuto, successivamente si recava alle abitazioni di chi lo produceva, chi poi non era pronto in quei giorni, si recava a L’Aquila alla bottega ai quattro cantoni e veniva sempre onorato con le stesse modalità.
Come noto agli addetti ai lavori, nei secoli scorsi nel territorio dell’ex Comune di Paganica, si produceva più di ogni altro Comune nel comprensorio dove veniva coltivato lo zafferano, ma non mi risultano ci fossero stati grossi produttori, bensì c’era una coltivazione diffusa in quasi tutte le famiglie.


Infine mi auguro che i rappresentanti delle Istituzione intervenute alla conferenza stampa e su tutti i media regionali in occasione della presentazione della “Banca dello Zafferano”, non siano intervenuti solo per pubblicizzare l’ammirevole iniziativa dell’Associazione, spero che per la prossima stagione facciano qualcosa di più, in quanto spetta a loro investire per la promozione di questi prodotti di nicchia nel nostro territorio.
- Raffaele Alloggia -

 



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