Paolo Gorla: ecco la mia vita per la ricerca sotto al Gran Sasso

 

 

 

 

C'è un unico posto al mondo dove oggi si può fare ricerca in condizioni ottimali. E lo sanno bene le migliaia di ricercatrici e ricercatori provenienti da ogni angolo del pianeta che lo affollano ogni anno.

È un luogo situato a ben 1400 metri di roccia sotto la superficie terrestre, dove tante teste pensanti studiano la materia. Anche quella oscura. E lo fanno portandoci indietro nel tempo, fino alle origini della vita, fino al “Big Bang”. Benvenuti nei Laboratori del Gran Sasso, eccellenza mondiale nella ricerca, il più grande centro sotterraneo di ricerca al mondo: «Quasi centottantamila metri cubi di volume come numero indicativo per un ambiente capace di accogliere molti esperimenti», racconta Paolo Gorla, 39enne milanese di nascita e aquilano di adozione, da quindici anni ricercatore presso questi laboratori.

Gorla è arrivato tra le montagne abruzzesi con uno stage. E da allora è rimasto qui: «Pensavo di lasciare la ricerca fisica dopo poco tempo, e invece oggi seguo un lavoro entusiasmante».

Per spiegare l'unicità di questo posto Gorla sottolinea un altro numero importante, quello dei raggi cosmici: »Noi operiamo sottoterra per proteggerci dai raggi cosmici. In questo contesto i raggi cosmici si riescono ad ignorare di più, perché non disturbano gli esperimenti», precisa Gorla. Questi laboratori sono tornati di estrema attualità con il premio Nobel assegnato pochi giorni fa a due scienziati, il canadese Arthur McDonald e il giapponese Takaaki Kajita, entrambi premiati per la dimostrazione sperimentale dell'oscillazione del neutrino. Ecco, dietro a quegli studi sul neutrino ci sono tanti studi sperimentali avviati nei laboratori del Gran Sasso. C'è di più: il riconoscimento fa esplicito riferimento alle ricerche abruzzesi. Così da questi laboratori è partita tutta l'attività di ricerca oggi portata avanti con successo in America e Giappone. Cosa rappresenta questo Nobel? «Una conquista straordinaria per tutta la comunità scientifica internazionale, per la quale i laboratori sono una punta di eccellenza. Un riconoscimento di tutto il lavoro fatto per capire questa particella. Nella motivazione scientifica vengono citati alcuni degli esperimenti realizzati qui. Tra questi si distinguono l'esperimento Gallex e l'esperimento Opera, che ha avuto più risonanza in tempi recenti per la misurazione del fascio di neutrini sparato dal Cern di Ginevra fin qui al Gran Sasso».

La sua personale formula dell'innovazione?

«L'innovatore è quello che riesce ad unire
i puntini che stanno sul disegno meglio di tutti gli altri. Ci sono i punti, anche se non hai la sequenza. Ecco, nella fisica le idee spesso sono tutte sul tavolo davanti agli occhi, ma il filo rosso che le lega si capisce nel tempo».

- da Il Centro -
 



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