Fiera di Ognissanti a Montereale

 

 

 

 

Gruppi di ciclisti della domenica sfrecciano sulle nodose salite che si arrampicano tra i boschi colorati e i ricchi castagneti che portano nell’Alta Valle dell’Aterno. L’inverno è vicino e nelle alture si ode qua e là il brontolio delle motoseghe dei taglialegna. Al mattino presto, sono ancora poche le macchine alla meglio parcheggiate ai bordi della via, a ridosso di  Montereale.  Già si sentono i profumi che provengono dai prodotti gastronomici esposti negli stand degli ambulanti che partecipano alla storica fiera di Ognissanti. Le prime bancarelle si affacciano sulla via principale: selle poggiate per terra, cuoiame e capezze che pendono dai trespoli, coltelli e utensili che riempiono i banchi di ferramenta, vestiario, prodotti di ogni tipo che aguzzano la vista e stimolano il palato. L’insostituibile porchetta, simbolo “culinario” di questi avvenimenti, è già distesa sulle tavolozze e pronta per essere assaggiata. Ai soliti commercianti, si sono aggiunti altri originari dei paesi nordafricani e orientali. Sono solo alcuni dei sintomi dei tempi che cambiano. Durante il controllo dei posti assegnati, un vigile richiama uno dei rivenditori che ha occupato senza autorizzazione un posto a ridosso di una casa. Al frastuono della folla, che pian piano riempie gli spazi circostanti, si nota la quieta delle piazza posta nel punto più alto di Montereale. Accanto alla torre con l’orologio, che svetta nei pressi della sede provvisoria del comune, c’è un’antica cisterna romana che doveva asservire una famiglia della gens Quirina. Nell’altra parte del colle, solo qualche cavallo e dei muli sono i lasciti della tradizionale fiera di Ognissanti. Animali da soma che hanno caratterizzato l’economia del luogo, per lungo tempo imperniata principalmente sulla silvicoltura. Comunque sia, vale la pena di fare una capatina in quei posti, in virtù di una tradizione che anche grazie a questi “rendé vous” ha reso possibile lo sviluppo della zona e la costruzione dei palazzi, di chiese e conventi che hanno fatto grande la storia di questo borgo. La cornice di uno splendido paesaggio che offre la natura fa da sfondo a un Abruzzo ancora incontaminato. Un pezzo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che reclama una particolare attenzione. Insomma, un luogo impossibile da non visitare.


di Fulgenzio Ciccozzi


 



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