Blundo: "Referendum per rivedere Sic è contro i princìpi del Movimento"

Una conferenza stampa organizzata nel nuovo quartier generale dei cinque stelle aquilani in Via Sallustio, per dire che "un referendum per togliere fette di aree Sic (Sito d'Interesse Comunitario) e Zps (zone a Protezione Speciale) non è ammissibile per il Movimento 5 stelle che ha tra i capisaldi della sua fondazione quello della legalità e della tutela dell'ambiente".

Risposta diretta alla fronda degli otto cittadini pentastellati che in un comunicato si dissociavano dal primo comunicato della senatrice Enza Blundo sulla questione della seggiovia delle Fontari e lo sviluppo del Gran Sasso.
E proprio Blundo insieme agli altri cinque stelle Emanuela Papola ed Antonio Perrotti, hanno tenuto a rimarcare la posizione del movimento sul Gran Sasso e sulla ristrutturazione dell'impiantistica invernale.

Per Blundo intanto la marcia indietro ammessa dal vice Presidente della Regione Giovanni Lolli è merito in particolare modo dell'esposto fatto da lei stessa all'autorità competenti per quanto riguardo la gara d'appalto avviata prima della Valutazione d'Impatto ambientale per il progetto - ormai semi abortito - delle nuove mega Fontari (nella versione dell'ing. Cordeschi del 2014).

Nell'ultimo tavolo che ha visto trovare un sostanziale accordo tra le sigle ambientaliste (tra cui avrebbe dovuto esserci anche una rappresentanza di M5S) e il Vice Presidente Lolli, comprendente il rifacimento degli impianti "com'erano dov'erano" a Monte Cristo, Blundo aggiunge: "Noi non vogliamo il collegamento Scindarella Fossa di Paganica, se poi l'Amministrazione vuole buttare i soldi per rifare gli impianti a Monte Cristo noi possiamo solo sconsigliare di farlo". Posizione insomma leggermente più esplicita di quella fuoriuscita nel comunicato del fronte ambientalista e che lascia intravedere molto più problematica una possibile intesa comune sul cosiddetto secondo arroccamento.

Per Perrotti i dubbi maggiori sarebbero sulla sostenibiità di un progetto del genere: "Già la stazione produce ogni anno circa 700mila euro di debito, rimettere in funzione Monte Cristo significherebbe solamente aumentarlo con un 40% di spese d'energia elettrica in più. D'altronde - ha continuato l'urbanista - se gli impianti di Monte Cristo sono abbandonati ci sarà pure un perché. In più il collegamento tra Fossa di Paganica e Scindarella sarebbe molto pericoloso per le condizioni dell'area, inclinata ed esposta a Sud".

Blundo e Perrotti parlano di uno sviluppo "agro silvo pastorale del Gran Sasso", in cui occuparsi del recupero dei borghi , della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti pensando sopratutto al turismo estivo, "quello vero", "senza millantare un turismo invernale stile anni 60' che non c'è più e con gli impianti produce solo debiti".
"Un turismo integrato di bacino in cui il Parco abbia un ruolo insieme a tutti gli altri Comuni  che ne fanno parte oltre quello dell'Aquila, come quello di Santo Stefano di Sessanio".

- da NewsTown -



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