Cronaca dal Campo di Assergi

 Cari assergesi nel mondo,

ieri sera, nel tendone del Campo sono stati proiettati su schermo gigante i filmati della serie: "Cronaca dal Campo", che sono già nella Sezione Video del Blog.

Sono stati molto apprezzati dalle persone anziane che non dispongono del collegamento a internet, e che per la prima volta con: "Un Paese Ferito" hanno avuto la possibilità di vedere gli edifici maggiormente danneggiati del Centro Storico di Assergi. Sono stati letti i messaggi della Bacheca del Blog rivolti alla comunità della Tendopoli di Assergi. Non sono mancati momenti di commozione.

Intanto questa mattina sono arrivati i volontari della  Croce Rossa di Marotta (Ancona) con tanto di griglie a seguito e il pesce fresco della costa abruzzese. Stanno già cucinando per dare alla comunità di Assergi un pranzo a base di pesce.

Intanto anche se le scosse sono diminuite, la terra continua a  tremare. Il quotidiano "Il Centro" ha intervistato il professor Enzo Boschi, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Pubblichiamo integralmente l'articolo.

 Nella terra ballerina nessuno si fida più. A ogni scossa avvertita dalla popolazione (ieri le ultime due) la paura paralizza anche il pur timido tentativo di tornare alla normalità. Basta guardare negli occhi chi quella notte era nella zona dell’epicentro. Vi si legge una paura diversa, uno sguardo di terrore che penetra l’anima.

 I decreti del sindaco Massimo Cialente, che autorizzano in maniera graduale il rientro nelle case, quasi sempre rimangono lettera morta.
 Troppe rassicurazioni del passato sulla normalità dello sciame sismico e troppi morti dopo il 6 aprile. Come si fa a essere sicuri?
 Oggi L’Aquila e gli aquilani si chiedono se e quando sarà mai possibile avvicinarsi a una parvenza di normalità.
 I nuovi appelli di questi giorni che invitano a mantenere la calma sono da ritenersi affidabili?
 È questa la domanda che arrovella oggi la mente degli sfollati.
 L’abbiamo girata al professor Enzo Boschi, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
 «Ribadisco», spiega, «che tutte le sequenze sismiche come questa che purtroppo ha colpito l’Abruzzo durano nel tempo».
 Quanto tempo?
 
«Non è facile a dirsi. In Umbria, nel ’97-98, durò circa 4 mesi. Le sequenze sismiche dell’Appennino hanno queste caratteristiche. Bisognerà rendersene conto e accettare la situazione».
 Come si vince la paura?
 
«L’unica cosa da fare è capire un concetto: il terremoto, inteso come la scossa più forte, ha già fatto giustizia tra gli edifici che sono crollati. Quelli che hanno retto, inoltre, sono stati verificati dai migliori tecnici del settore in Italia. Se si verificano altre scosse, anche di una certa intensità, a parte la paura che è certamente comprensibile, non succederà più niente. Chi oggi vive in tenda può avere paura, ma non corre rischi».
 La gente ricorda ancora gli appelli alla calma prima del 6 aprile e oggi fa fatica a fidarsi.
«Ormai non so più cosa dire per convincerli. I terremoti non si possono prevedere e gli sciami sismici come questo rappresentano la normalità. Chi sta pensando di rientrare in casa sappia che l’abitazione è stata verificata non solo dai tecnici della Protezione civile, ma da qualcosa di ancora più efficace: il terremoto stesso, che è stato molto forte e ha raggiunto un’accelerazione di gravità che ha superato il 60 cento. Io capisco la paura delle persone, perché stanno convivendo con questa sequenza e sanno che potrebbero essere registrate ancora altre scosse, ma statisticamente la possibilità di ritrovarsi di nuovo sotto le macerie è pressoché nulla».

 



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