Fallite le prove di pace...è di nuovo guerra sul Gran Sasso

 

 

 

Altro che pace sul Gran Sasso. All’indomani del documento del centrosinistra sugli impianti e lo sviluppo della montagna aquilana, ecco subito le prime scintille. Il capogruppo di Rifondazione Enrico Perilli afferma che «in riferimento alle dichiarazioni del consigliere regionale M5S Ranieri sul referendum per il Gran Sasso, sarebbe interessante capire, al di là della lezione di democrazia che ci propina, qual è la sua opinione. Dovrebbe chiarire se è favorevole alla riperimetrazione dei confini del Parco e a eliminare le zone di protezione, con conseguenti rischi di cementificazione, caccia e, in generale, nocumento alle politiche di salvaguardia dell’ambiente. Un chiarimento necessario, dal momento che lascia alquanto sconcertati il fatto che la senatrice Blundo, da parte sua, abbia condotto da sempre battaglie a fianco degli ambientalisti, mentre l’intervento del consigliere sembra andare in tutt’altra direzione». All’attacco di Perilli va, invece, Massimiliano Mari Fiamma presidente dei Motociclisti aquilani.

Sullo sviluppo del Gran Sasso la “non decisione” partorita nel documento a firma dell’Assessore Pietro Di Stefano, del Presidente della Commissione Territorio Enrico Perilli e da tutti i consiglieri del centrosinistra aquilano è un classico esempio di politica diretta a fini personali, nessuna attenzione né al territorio né agli interessi degli aquilani.

E’ del tutto evidente che si cerca di nascondere sotto frasi quali “Distretto turistico” o “restauro e recupero dei manufatti esistenti” la reale incapacità di questi amministratori ad assumersi responsabilità, anche impopolari, al solo fine di creare sviluppo e occupazione per un comprensorio che boccheggia.

Come può intendersi sviluppo il mantenimento di un impianto sciistico che, seppur ammodernato, è da sempre considerato inadeguato per piste attrezzate, che giovamento porterà la chiusura della strada che passa per la Piana, mèta tra le più note per i mototuristi provenienti da tutta Europa e, infine, come si può fare sviluppo senza ridisegnare, se non i confini dello stipendificio denominato Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, almeno i SIC che impediranno qualsiasi opera al loro interno (anche una semplice ristrutturazione di abitazione principale).

In questi mesi si è fatto ricorso ad ogni mezzo illecito e menzognero per accreditare una tesi che parla di “cementificazione” di un’area, quella degli impianti, già edificata e che occupa circa 4,5 km2 sugli oltre 130 del massiccio e di ipotetici rilievi di inquinamento da scarichi di moto senza dire che per equiparare lo scarico di una vecchia jeep, l’auto preferita dai montanari integralisti, ci vogliono circa 60 mezzi a due ruote!

La verità e che ci sono soldi, molti, stanziati grazie al 4% della delibera CIPE derivante dalla legge 77/2009, che fanno gola a tutti ma che, come nelle migliori tradizioni locali, non devono ricadere su iniziative che salvaguardino gli interessi di tutti, ma solo di pochi… generalmente chi urla di più.

In questo caso il sig. Enrico Perilli, noto alle cronache per dubbi sulle regolarità edilizie di un manufatto a Colle di Roio e per il suo appoggio agli autori dell’occupazione di edifici comunali come Casematte e l’Asilo di Viale Duca degli Abruzzi, che in base a ciò è stato insignito del titolo di “Presidente proprio della Commissione Territorio”, sbraita da tempo sulla “applicazione delle regole” che evidentemente considera tali solo quando riguardano gli altri.

Il suo ruolo da integralista ambientalista è comunque il più comprensibile in questa vicenda, dato che risponde ad un elettorato che su queste ipocrisie ha creato una vasta letteratura, meno intuibile invece la posizione presa dall’intero PD e dai suoi soci in Consiglio Comunale che però, a ben guardare, solo con questa “sottomissione” all’ormai estinta Rifondazione Comunista sono riusciti a ricompattare una maggioranza senza né guida né direzione.

Dal canto nostro non possiamo che condannare questo documento, che abbiamo già sottoposto all’attenzione della Federazione Motociclistica Italiana, sul quale si aprirà un confronto con il Presidente D’Alfonso e con quelli che individuiamo come “forze buone” in questa vicenda, con particolare riferimento agli operatori economici ed ai mortificati promotori del referendum, per giungere ad iniziative comuni volte a smantellare questa rete di interessi di parte.


 



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