Gran Sasso, un monumento: natura, tradizioni, valori

(Da IlCapoluogo.it) - Natura, flora, fauna, parchi. L'8% della superficie dell'Italia è protetta da parchi nazionali. Uno dei più importanti del Centro Italia è il Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Tocca ben tre regioni: Abruzzo, Lazio e Marche, racchiuso in 150 mila ettari di bellezze naturali.

Biodiversità, criodiversità, tutela dell'agricoltura e dell'allevamento, conservazione dei grandi carnivori e contenimento del sovrappopolamento di alcune specie. Questi gli obiettivi di ogni area protetta e, nello specifico, del Parco del Gran Sasso. Ne parliamo proprio con il direttore, Marcello Maranella, il quale afferma che “i territori delle aree protette sono patrimonio di biodiversità e la tutela dell'ambiente è fondamentale”. Si cerca, quindi, di valorizzare e conservare le peculiarità del territorio montano, tradizioni, saperi, sapori e cultura della natura.

“Da un anno – afferma il direttore del parco – abbiamo avviato il progetto Ex-Tra “Miglioramento delle condizioni per la conservazione dei grandi carnivori – Trasferimento di buone pratiche”, progetto dell'Unione Europea nell'ambito del progetto LIFE+. Tramite lo scambio di esperienze con altre regioni italiane e paesi europei, cerchiamo le migliori politiche di conservazione del lupo e dell'orso”. Tramite questo progetto ha portato risultati positivi non solo nella conservazione di specie tipiche delle nostre zone, ma anche alla prevenzione dei danni causati dai grandi carnivori al bestiame degli allevatori di montagna; “questo – precisa Maranella - anche tramite l'utilizzo di recinzioni elettrificate”.

INDENNIZZI E SOVRAPPOPOLAMENTO - La specie che crea più danni agli agricoltori, a causa di un eccessivo boom demografico, è il cinghiale, quasi devastante per alcuni ecosistemi italiani, perchè, nel corso della attività alimentare degli stessi, hanno un impatto sulle colture, sui pascoli, sugli ecosistemi forestali. I danni sono talmente elevati in alcune zone, che la legge prevede anche degli indennizzi, come nel Parco del Gran Sasso. “Il parco spende un terzo del proprio bilancio per gli indennizzi – afferma in proposito Maranella – e chiede altri soldi al Ministero per mettere in atto alcune politiche di protezione e garanzia per gli agricoltori locali, come grandi recinzioni. Importanti sono anche degli accordi preventivi con gli agricoltori locali e quindi mi piacerebbe spendere meno soldi per gli indennizzi e attuare più politiche di prevenzione”.

Il direttore precisa, inoltre, che il problema non è costituito dalle recinzioni, dalle gabbie o dagli accordi con gli abitanti: “la filiera non funziona. Se noi installiamo delle gabbie di cattura, ma poi non ci sono i mattatoi che permetto la lavorazione della carne del cinghiale per una successiva vendita sul mercato, gli interventi del parco sono inutili. Da sette mesi siamo bloccati, dopo un provvedimento della Procura di Rieti. Dovranno decidere se continuare con le gabbie o trovare soluzioni alternative, soprattutto per la zona di Amatrice. Se il sistema non funziona non è colpa del Parco, perchè i cinghiali sono stati immessi negli anni settanta”.

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RAPPORTO CON GLI ENTI - “Prima del terremoto c'era questa attenuazione della conflittualità iniziale con le Istituzioni locali – continua il direttore. Molti sono stati gli interventi di riqualificazione dei borghi, naturalmente prima del sisma. Il terremoto ha naturalmente peggiorato la situazione dei piccoli paesi. Quarantaquattro sono i comuni che rientrano nel parco e la maggior parte è nel cratere. Cerchiamo comunque di rilanciare l'immagine dell'area protetta. Dopo il sisma la situazione era grave anche nel parco e la prima estate ha visto un calo notevole delle affluenze, circa il 90% in meno, ma il calcolo è difficile”. Quest'anno, invece, la situazione si è normalizzata arrivando anche a 20 mila visitatori, che sono rientrati nel circuito.

CENTRO TURISTICO DEL GRAN SASSO

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Alla domanda, quali sono i vostri rapporti con il CTGS? il direttore risponde che “il parco è sempre pronto a coadiuvare il Centro Turistico nelle nuove iniziative volte alla promozione del nostro territorio, qualora ce ne fossero”. Tutto sta a vedere se la funivia del Gran Sasso riaprirà prima di Natale, dopo i lavori di manutenzione e ammodernamento.

Non pochi sono stati i problemi che ha dovuto affrontare il Centro Turistico in questo ultimo anno. La tematica principale è stata la funivia e i suoi lavori di revisione e ammodernamento, lavori a cadenza ventennale, che richiedono tempi molto lunghi e non pochi milioni. I soldi ci sono sempre stati: 3,5 milioni di euro, resi disponibili dal Dipartimento di Protezione Civile più di un anno fà (nel settembre 2009), in concomitanza con l’emergenza post-sismica. Come da prassi, le lungaggini burocratiche e i diversi consigli comunali hanno procrastinato a lungo la destinazione di questi fondi e l’apertura di una gara d’appalto per cominciare i lavori. Molte sono state le proteste di albergatori, ristoratori, insomma di chi con la funivia e con il turismo invernale, come si suol dire, “ci campa”. L’Associazione Gran Sasso 360, che riunisce tutti gli operatori della montagna, più volte ha sollecitato il sindaco, Massimo Cialente, a pubblicare il bando per la privatizzazione del Centro turistico, altro punto ancora irrisolto.

Lo scorso giugno sono stati finalmente appaltati i lavori. La ditta aggiudicataria è la «Crane Team» di Milano, che ha offerto un ribasso del 16%. L'importo complessivo dei lavori è di 496mila euro, utilizzabili per opere di ammodernamento. Ma verso l’inizio di settembre l’aria si fece amara perchè giravano voci secondo le quali la Protezione civile volesse tornare in possesso dei finanziamenti a causa dei ritardi nell’inizio dei lavori. In gioco c’era e c’è la chiusura degli impianti e 150 posti di lavoro e una decina di imprese in bilico, sull’orlo del fallimento. Ventotto dipendenti del CTGS sono in cassa integrazione da maggio.

E’ di poche settimane fà, invece, la notizia secondo la quale la stagione sciistica partirebbe dal prossimo Natale, con la conseguente riapertura della funivia e delle altre attività turistiche alla base del Gran Sasso. Ottimista in questo senso il vice sindaco dell’Aquila, Giampaolo Arduini, che ha dato per quasi certa la riapertura della funivia di Campo Imperatore entro il 24 dicembre. Di diversa opinione il presidente dell'Associazione Gran Sasso 360, Gianluca Museo, il quale è seriamente preoccupato per la sorte degli operatori turistici, i quali “devono poter programmare tutto ciò che è necessario allo svolgimento dell'attività: contratti con il personale, approvvigionamento per il riscaldamento, scorte alimentari, convenzioni con tour operator. A detta dei tecnici e degli amministratori, gli interventi di manutenzione richiederanno ben otto mesi di lavoro”. Al contrario, concorde con Arduini è Vittorio Miconi, presidente del Centro turistico del Gran Sasso, il quale ha commentato il pronunciamento del Tar in merito all'appalto dei lavori di manutenzione straordinaria della funivia: “I lavori di revisione e ammodernamento dell'impianto possono andare avanti, visto che il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato dalla società esclusa dall'appalto. Così, posso finalmente rassicurare tutti gli appassionati dello sci e della nostra montagna” ha proseguito Miconi “riguardo alla possibilità di rinnovare l'abbonamento per la stagione invernale alle stesse vantaggiose condizioni economiche dello scorso anno. Abbonamento che metteremo in vendita a partire dalla seconda metà di novembre. Viste le notizie allarmistiche che sono state divulgate negli ultimi mesi c'era molta preoccupazione per la riapertura della stazione”.

I dipendenti del Centro Turistico e gli operatori commerciali hanno lanciato, però, l'allarme sul rischio che la stagione sciistica 2010-2011 possa saltare. L’inaugurazione natalizia sembra ancora più lontana.

In merito alla gestione del Parco Nazionale del Gran Sasso vorremmo aggiungere anche una nostra considerazione, scaturita da molteplici incontri con gli appassionati della montagna, dei cittadini aquilani, dei residenti dei Comuni pedemontani del Gran Sasso e dei responsabili delle varie istituzioni esistenti sul territorio. Non ci sembrano tutte rose e fiori, così come vorrebbe far apparire il Direttore Maranella. È assai pale la frizione, ormai cronicizzata, con i Beni Separati di Assergi. Così pure appaiono evidenti le ingerenze limitative nelle attività del Centro Turistico del Gran Sasso, degli allevatori della zona. Una diffusa protesta viene anche dagli appassionati della montagna e di quanti vorrebbero frequentarla perchè i sentieri non sono stati più segnalati e perchè gli avventori non trovano delle illuminate e chiare cartine geografiche dei sentieri da percorrere, secondo le varie possibilità e capacità, così come avviane nelle località alpine. A questo punto, ci poniamo spontaneamente una domanda: il Parco avrebbe dovuto svolgere un’attività di consevazione dell’ambiente, della fauna e della flora, ma, contestualmente, avrebbe dovuto costituire un elemento integrativo nella economia dei centri montani, attirandeo sul territorio grandi flussi turistici che, fino ad oggi, non si sono visti.



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