Giuseppe Sala e quel legame al femminile con la politica aquilana

Giuseppe Sala, vincitore delle primarie del Pd, candidato sindaco per il centrosinistra alla poltrona di Palazzo Marino, da un decennio frequenta assiduamente L’Aquila. Da quando ha sposato Doroty de Rubeis, avvocato, figlia del noto medico chirurgo, Giampaolo e nipote di uno dei sindaci più amati della città, Tullio de Rubeis. Già commissario unico di Expo, fedelissimo del presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi, che ha caldeggiato la sua candidatura alle primarie, Sala ha maturato negli anni una lunga esperienza come manager, prima di approdare in politica.
Una passione per la politica che lo lega, seppur per parentela acquisita, alla famiglia di origine della moglie. Doroty, 46 anni, undici meno di Sala, donna estremamente riservata, si è trasferita da Roma a Milano proprio per seguire il marito e lavora in un importante studio legale. La famiglia Sala vive in un appartamento del quartiere Brera, che ospitava Casa Abruzzo, ma spesso torna all’Aquila, dove vivono la mamma e il padre di Doroty. Giampaolo de Rubeis è un’istituzione in città: per decenni è stato un apprezzato chirurgo dell’ospedale San Salvatore, ma non ha mai nascosto la sua propensione per la politica ereditata dal padre Tullio e alimentata tra gli scranni di Palazzo Margherita.
Sala ha 57 anni ed è nato in provincia di Monza. È laureato alla Bocconi, ha lavorato a lungo in Pirelli – fino a diventare amministratore delegato della parte pneumatici – e poi in Telecom, prima di essere scelto da Letizia Moratti nel 2009 per fare il direttore generale del Comune di Milano. All’epoca Repubblica lo descriveva «un personaggio schivo e riservato», e questa era la sua fama: «umile e sobrio», «in Telecom faceva il pompiere», si legge negli articoli di quegli anni insieme al fatto che la sua nomina fu consigliata a Moratti da Bruno Ermolli, amico e collaboratore di Silvio Berlusconi, “il più potente lobbista del nord Italia“. Un anno e mezzo dopo Moratti gli chiese di lasciare l’incarico e occuparsi di Expo, che all’epoca sembrava destinato a diventare una grande occasione sprecata tra indecisioni sull’identità da dare all’iniziativa e interminabili lentezze dei lavori collegati. Chi decise di promuoverlo da semplice rappresentante del comune nel consiglio di amministrazione di Expo 2015 S.p.A. a commissario unico delegato del governo fu però Enrico Letta, nel 2013, per cercare di salvare il salvabile di un’iniziativa che stava diventando un problema, tra le molte accuse di corruzioni e illegalità nell’assegnazione degli appalti e un diffuso scetticismo della città.
Il successo dell’Esposizione – sicuramente di immagine e rinnovamento per la città, mentre sulle cifre si discute ancora – ha trasformato Sala in sei mesi in un personaggio nazionale, e la decisione di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi a sindaco ha generato immediatamente voci e retroscena su una sua possibile candidatura, rafforzate da frequenti pubbliche affermazioni di stima nei suoi confronti da parte di Renzi. Quella candidatura è diventata ufficiale con un discorso che Sala ha pronunciato lo scorso dicembre sul palco della Leopolda.


Sala ha promesso più volte che non aprirà la sua eventuale giunta al Nuovo Centro Destra, ripetendo spesso durante la campagna elettorale che bisogna fare in modo che «questa città non ritorni nelle mani del centrodestra». La sua campagna elettorale alle primarie è stata sostenuta, tra gli altri, da alcuni dei più importanti personaggi del centrosinistra milanese, tra gli altri: l’avvocato Umberto Ambrosoli, candidato del PD alle ultime elezioni regionali, l’oncologo Umberto Veronesi, capolista del PD in Lombardia alle politiche del 2008, il ministro Maurizio Martina, molto influente da queste parti, e Bruno Tabacci, primo assessore al Bilancio della giunta Pisapia. Sala ripete spesso di avere grande considerazione di Majorino – «conosco bene Pier da sette anni, abbiamo fatto molte cose insieme» – ed è il stato candidato che più degli altri fa riferimento costante alla “città metropolitana”, il nuovo ordinamento che dall’anno scorso ha sostituito la provincia: Sala spiega così la sua contrarietà ai mezzi pubblici gratuiti – e quelli che vivono a Sesto?, dice – e pensa che quei soldi andrebbero investiti altrove, insieme a quanto ottenuto vendendo una serie di partecipazioni societarie del comune di Milano che Sala non reputa più essenziali, come quella nella società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate. Per lo stesso motivo Sala crede che non sia prioritario estendere l’Area C ma che bisogni invece prolungare ulteriormente la rete della metropolitana.



 



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