Il prof Di Giacomo alfiere rossoblù dell’Aquila in B - funerali stamani alle 11,30

di DANTE CAPALDI* - Ci ha lasciati il Prof. Fausto Di Giacomo, un vero gentiluomo della scuola, dello sport e della vita.Uno di quelli, vecchio stampo, che considerava lo sport e il calcio in particolare, come un fatto etico, morale. E soprattutto sociale. Un uomo del suo tempo che per tutto il periodo in cui ricoprì la carica di docente di educazione fisica e di giocatore dell’Aquila calcio, con la quale vestì la maglia rossoblù all’età di 19 anni come attaccante, fu preciso come un orologio svizzero. Quelli della mia generazione, che lo ricordano come professore di educazione fisica al Convitto Nazionale, lo portano impresso nella loro memoria per la signorilità, l’affabilità, la gentilezza con la quale sapeva fondersi in un tutt’uno con i propri allievi con i quali aveva un rapporto paterno e affettuoso. Soprattutto per le sue lezioni ricche di competenza, stile e alta pedagogia (proveniva dall’Accademia della Farnesina di Roma) in un periodo storico in cui il docente di educazione fisica veniva definito, da chi era lontano dallo sport autentico e dalle sue problematiche, uno “zumpologo”. Nell’Aquila giocò ai tempi della serie B nel Campionato 1936/37 (Girone Unico) come attaccante insieme a: Di Nicolantonio, Pastorelli, Valletta, Orsini, Brunelli, Barozzi, Stornelli, Galdi, Rossini e Laudari. Allenatore il povero Buratti, che il 3 ottobre di quell’anno morì a Contigliano, mentre L’Aquila si dirigeva a giocare, per la terza di ritorno, a Verona (scontro tra la littorina che trasportava i giocatori e un vagone postale). Quel giorno sia Lui che un altro atleta che ci ha lasciati tempo fa (Gorido Stornelli, portiere) non andarono a Verona perché Di Giacomo impegnato a scuola e Stornelli non si svegliò in tempo nella sua stanza, alla Lauretana, dove viveva in Convitto. Ci andò Luigi Rossini, il terzino di ferro, che in quell’incidente ebbe il naso staccato di netto. Il Professore, che come giocatore veniva elogiato come “elegante e raffinato” (definizione di un altro grande del calcio aquilano: Marino Bon) ebbe modo di distinguersi per le sue doti di bontà e solidarietà, sempre disposto ad aiutare chi era meno fortunato di Lui. Ci aveva promesso di fare con noi un revival della Sua carriera in un “corto” che il tempo, traditore, non ci ha consentito. La Sua dipartita ci ha fatto tornare nella mente una magnifica espressione di un proverbio indiano: “Quando muore un vecchio è come se bruciasse un’intera Biblioteca”. Ci piace salutarlo così, a nome di tutta L’Aquila calcio e della tifoseria rossoblù: “Addio vecchio gentiluomo del tempo passato. L’Aquila calcio ti porterà sempre nel suo cuore”.

*storico del calcio aquilano



 



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