Una studentessa dell’università dell’Aquila era su uno dei cinque pullman della gita maledetta

 

 

 

 

A volte la vita è questione di un soffio, dell’autobus su cui sali, tra quelli che portano la tua comitiva a vedere la notte dei fuochi, la Fiesta de las Fallas, a Valencia. C’era anche Antonella Asci, 24 anni, una ragazza di San Benedetto dei Marsi, studentessa dell’università dell’Aquila, tra gli Erasmus della gita della morte. Anche lei alle sei del mattino di quella maledetta domenica era di ritorno lungo la AP-7 vicino Freginals, nella zona di Tarragona, quando l'ultimo bus del convoglio di cinque automezzi che rientravano a Barcellona si è scontrato, ribaltandosi. Uccidendo tredici amici, compagni, colleghi. Antonella sta bene, come ha confermato il fratello Alessandro al sindaco Quirino D'Orazio. la studentessa è la figlia del dottor Sante Asci. A San Benedetto, alle prime notizie dell'incidente, si era diffuso un certo timore. Poi la certezza che Antonella era sana e salva ha tranquillizzato un po' tutti. Grande preoccupazione anche all'Ateneo dell'Aquila, che la ragazza frequentava. «In Spagna ci sono tre ragazze della nostra Università – spiega la rettrice aquilana, Paola Inverardi – Due a Barcellona. Una di queste aveva partecipato alla stessa gita delle ragazze che hanno perso la vita, su un altro pullman. Fortunatamente nessuna delle nostre studentesse ha avuto problemi. Abbiamo invitato inviato e-mail a tutti i ragazzi dell'Università aquilana in Erasmus, ma le studentesse a Barcellona sono state contattate personalmente dal loro referente Juan Carlos Barbero Bernal, responsabile delle relazioni internazionali dell'Ateneo». Il docente ha assicurato che le giovani stanno bene: «Ho conversato con quella tra le due che si è trovata a partecipare alla stessa gita dell'incidente mortale e mi ha confermato che stanno bene entrambe». Sane e salve, ma fortemente provate. «Ciò che è successo ha colpito tutti noi – ha detto la Inverardi – L'Erasmus è una esperienza bella e importante. Nessuno può immaginare che accadono cose del genere. Purtroppo si tratta di un incidente che avrebbe potuto colpire studenti di ogni Ateneo. Siamo tutti scossi come se ad aver perso la vita fossero studenti nostri. L'incidente è stato terribile, soprattutto perché ha colpito ragazzi che erano lì per fare un'importante esperienza di vita». In zona, con il progetto Erasmus, c’è anche uno studente della d’Annunzio, ma non aveva partecipato alla gita. Uno solo a Barcellona dell’ottantina di ragazzi dell’università Chieti-Pescara che stanno studiando in Spagna. L'ufficio “mobilità studenti” ieri li ha contattati tutti via e-mail per avere rassicurazioni sulle loro condizioni e, a ieri sera, aveva ottenuto solo trenta risposte. Ma nessuna paura. Dalle indagini dell'università, neanche gli altri circa cinquanta studenti sono rimasti coinvolti nell'incidente. Una meta molto ambita, quella della Spagna, per gli studenti della d’Annunzio, in linea con le preferenze espresse dai collegi degli altri atenei nazionali, visto che a far domanda, per quest'anno, per poter partecipare all'Erasmus in Spagna, sono stati circa 109; Molto richieste anche Francia, Inghilterra, Germania e Portogallo. Gli 80 studenti della d'Annunzio ora presenti nelle università spagnole, sono partiti, per la maggior parte di essi, all'inizio del semestre accademico. Nello specifico, gli ottanta studenti partiti per la Spagna, per l'anno accademico in corso, si sono scaglionati, tra diverse tappe, nei mesi di settembre, gennaio e i primi di febbraio. E sono rimasti o rimarranno, coloro che ancora non hanno terminato il periodo di formazione all'estero, da un minimo di tre mesi, ad un massimo di un anno. Anche se, in realtà, al periodo canonico di frequentazione dell'Erasmus, si possono aggiungere anche ulteriori mesi di studio, pari a tre, quattro o sei mesi. Tra i ragazzi teramani, la Spagna sembra invece interessare meno. L'università di Teramo in questo momento ha solo tre studenti impegnati in progetti Erasmus in Spagna, due maschi e una femmina. «Ci siamo premurati di contattare telefonicamente in particolare la ragazza – ha raccontato il rettore Luciano D'Amico – dopo aver saputo che le vittime italiane erano tutte ragazze. Ci siamo così accertati che la nostra studentessa non faceva parte di quella comitiva e che sta bene».
d Michela Corridore Vito de Luca - da Il Centro -


 



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