LINO D’ANGELO, AQUILOTTO DEL GRAN SASSO, GUIDA ALPINA EMERITA CI HA LASCIATO

 

 

 



 



- di Bruno Marconi - Il 21 marzo scorso l’amico alpinista Lino D’Angelo è “andato avanti”.

Il 3 gennaio aveva compiuto 95 anni.

Autore del libro “LE ALTE VIE DI UNA VITA”, (foto 1- Frontespizio del libro) «che raccoglie ricordi e testimonianze legate alla sua montagna il Gran Sasso. Un contributo sensibile alla diffusione della “cultura della montagna” e si pone come esempio ed incitamento per i giovani che vogliono dedicarsi all’alpinismo»; (dalla prefazione di Antonio Di Giustino, Sindaco di Pietracamela-16 marzo 2009).

Negli anni 50 dopo la guerra, è stato componente degli Aquilotti del Gran Sasso, un gruppo di giovani alpinisti che si formò intorno all’anno 1925 a Pietracamela, sotto la guida di Ernesto Sivitilli. Gruppo che ne proseguì l’attività sotto la guida di Lino D’Angelo (Bill) e Clorindo Narducci (Piitto). (foto 2 D’Angelo e Narducci dal Libro “Aquilotti del Gran Sasso” – Foto 3 D’Angelo e Narducci ai Prati di Tivo -foto Bruno Marconi)  Impadronitisi della tecnica più avanzata, guidarono a loro volta i passi dei giovani: De Luca Enrico, Nibid Dario, D’Angelo Diego. Questi ultimi poi hanno accompagnato sui classici itinerari rocciosi i giovani: De Luca Antonio e Intini Claudio. (Foto 4: Lino D’Angelo consegna il Gagliardetto storico degli Aquilotti del Gran Sasso a suo successore Claudio Intini, nella foto anche DarioNibid – Pietracamela 18 agosto 2013 -foto Bruno Marconi)

Sono di Lino D’Angelo gli articoli apparsi nello storico volume “Aquilotti del Gran Sasso” - Pietracamela 1925-1975, (foto 5 - Frontespizio) a ricordo del Gruppo:
- 50° Anniversario degli “Aquilotti del Gran Sasso”
- Il mio Gran Sasso è un problema risolto. Corno Piccolo parete Est – ottobre 1956. Con Silvio Jovane e Franco Cravino apre la via del Monolito.

«… il Monolito, la più bella placca rocciosa d’Abruzzo, che culmina nei 2655 metri della cima. Il 29 luglio, dopo un tentativo fallito a causa della mancanza di chiodi adatti a superare uno strapiombo giallastro, Franco (Cravino) e Silvio (Jovine) aprono la Via a destra della Crepa, oggi una classica di quarto e quinto grado. Il chiodo mancante, di dimensioni gigantesche, viene fabbricato a casa propria da Jovine. Nell’ottobre successivo, i due amici salgono alla base del Monolito insieme a Lino D’Angelo, il migliore esponente della nuova generazione degli Aquilotti. Sui ghiaioni c’è già neve, ma la roccia verticale è pulita. Il primo tiro di corda difficile è un diedro chiuso da un tetto triangolare. È D’Angelo, che da poco è diventato guida alpina, a salire da capocordata questo tratto. Un secondo diedro, più facile, precede l’altro passaggio-chiave della via, dove la fessura che incide sulla sinistra il Monolito diventa strapiombante.  Silvio Jovane impiega due ore per salirla, piantando un chiodo dopo l’altro. Oggi, con gli ancoraggi già in parete e con le scarpette ai piedi, molti arrampicatori passano da qui in libera. Durante la prima ascensione, e in scarponi, le cose non sono per niente semplici. In alto, abbandonata la fessura, Silvio si sposta a destra, pianta due dei suoi chiodi fatti in casa, raggiunge il comodo terrazzo. Qui le difficoltà finiscono, e un tiro di corda senza problemi porta i tre alla croce di ferro della cima. Nel pomeriggio, quando Franco e Silvio salutano Lino D’Angelo e ripartono sulla Triumph alla volta di Roma, sui due Corni e su Pietracamela inizia a nevicare fitto. Tornati a casa, i due scrivono di difficoltà estreme, in artificiale e in libera. È bello, che sul primo itinerario di questo tipo mai tracciato sul Gran Sasso, ci sia la firma congiunta di due romani e un abruzzese». Da “Storia dell’Alpinismo in Abruzzo”di Stefano Ardito. (Foto 6 Frontespizio) La descrizione di questa conquista Stefano Ardito la riporta anche nel suo bellissimo libro: “Giorni della Grande Pietra, pgg. 116 e seg. (foto 7 Frontespizio)
- Il Paretone – 11 agosto 1958
- Tentativo invernale alla parte Nord del Camicia con (Gigino) Luigi Muzii del Cai di Teramo – 26-27-28 febbraio 1967

«Fino al 1974 la parete Nord del Camicia non era stata ancora salita in inverno. Qualche anno prima, nel 1967, ci aveva provato la guida di Pietracamela Lino D’Angelo, in compagnia del suo amico Gigino Muzii. Ma durante il secondo bivacco il tempo era cambiato improvvisamente. Grosse nuvole nere avevano riversato sulla montagna uno strato di venti centimetri di neve. Poi la temperatura si era alzata di botto, passando dai dieci gradi sottozero ai dieci sopra lo zero. Il ghiaccio, che fino a quel momento aveva reso possibile la salita faticosa ma sicura, aveva cominciato a sciogliersi. Acqua da tutte le parti, slavine, neve marcia: a D’Angelo e Muzii non era rimasto altro da fare che tornare indietro. Erano state dodici ore d’angoscia, con calate in corda doppia su ancoraggi instabili, sotto i fulmini che si scaricavano sulla cresta della montagna. Altre quattro ore, in piena notte, ci erano volute per scendere l’infido zoccolo erboso sopra il quale sorge la parete Nord. Finalmente alle dieci di sera, gli scarponi pieni d’acqua e le mani gelate, i due avevano messo i piedi sul ghiaione alla base del muro di pietra. Lino D’Angelo non se la sentì più di ritentare, e per un po’ di tempo nessuno si interessò alla parete». (Da I Conquistatori del Gran Sasso di Marco dell’Omo. (foto 8 frontespizio)
- Il Cervino – (ascensione compiuta il 13 agosto 1971, con Marco Florio di Ascoli Piceno)

In sintesi, è questo il ricordo di un amico leale che ho avuto l’onore di conoscere e poterne apprezzare le doti umane, l’umiltà e il suo incommensurabile amore per la montagna.


 



Condividi

    



Commenta L'Articolo