La rimozione dei manufatti e la rivolta degli inquilini al Progetto Case

 

 

 

Non vogliamo entrare nel merito dell’opportunità del provvedimento. Lasciamo che sia la cronaca a raccontarlo in modo che il lettore possa farsene un’opinione. Ciò che riteniamo quantomeno discutibile è che un’operazione del genere debba essere eseguita la mattina del 6 aprile, nel giorno del dolore. Dolore collettivo che lo stesso sindaco Massimo Cialente ha voluto giustamente rispettare decidendo per ieri una giornata di lutto cittadino. Non si poteva aspettare almeno un giorno per il “blitz” nel progetto Case? Per una questione di rispetto e opportunità.(d.r.)L’AQUILA Gli operai del Comune si sono presentati di buon ora al Progetto Case di Sant’Antonio. Obiettivo: fare piazza pulita di tutti i rifiuti abbandonati nelle autorimesse e rimuovere “recinzioni di qualsiasi tipologia arbitrariamente installate, che impediscono il libero accesso nelle aree condominiali e il normale utilizzo degli spazi, a eccezione di quelle autorizzate”. L’avviso, firmato dalla dirigente del settore ricostruzione, Enrica De Paulis, e dal responsabile Carlo Bolino, reca la data del 30 marzo scorso, ed è stato affisso sui pilastri. Ma è proprio la seconda parte della missiva, quella relativa alle recinzioni, che ha fatto andare su tutte le furie i residenti delle piastre. Sono stati soprattutto i modi utilizzati dagli operai che non sono andati a genio agli inquilini, tanto che alla fine sul posto è arrivato il nucleo radiomobile dei carabinieri. Secondo alcuni residenti, che hanno espresso con veemenza al geometra Bolino le loro rimostranze, gli operai addetti allo sgombero non sarebbero andati troppo per il sottile nell’adempiere al compito assegnato. La pattuglia dei carabinieri è rimasta sul posto fino al primo pomeriggio, quando la protesta si è conclusa. «Dico solo che non hanno il diritto di trattarci in questo modo, perché i problemi delle piastre sono ben altri, non certo le piccole recinzioni realizzate da chi vive al primo piano per avere un po’ di privacy, oppure per poter tenere un animale domestico in condizioni accettabili», ha detto una giovane donna. «Paghiamo 60 euro al mese di condominio», ha aggiunto un ragazzo, «eppure vengono a fare le pulizie solo ogni due mesi. E vogliamo parlare dei ratti che scorrazzano liberamente in garage?». Tra l’altro, come ha invece sottolineato un’altra inquilina, «si fossilizzano su queste stupidaggini e invece sorvolano sul problema degli isolatori antisismici che non sono coibentati e che adesso sono completamente arrugginiti, gli stessi che dovrebbero garantire la nostra sicurezza in caso di terremoto». La prima a segnalare quanto stava accadendo al Progetto Case di Sant’Antonio è stata Giuliana Vespa, sindacalista dell’Ugl. «Cialente manda le squadracce del Comune», ha scritto, «nel giorno di lutto cittadino». Secondo quanto riferito dalla sindacalista «alle ore 8.30 circa una squadra è arrivata senza alcun preavviso e ha iniziato ad abbattere le piccole recinzioni. Con sprezzo e arroganza hanno iniziato a gettare dai balconi tutto ciò che trovavano! Tutto ciò per ordine del sindaco che intanto stava facendo la sua passerella alle iniziative per commemorare le 309 vittime. Tutti gli abitanti attoniti si sono ritrovati a vivere un nuovo 6 aprile, si sono sentiti nuovamente violentati, si sono visti di nuovo portar via un po’ di normalità che faticosamente avevano ricostruito». E poi, rivolgendosi a Cialente, lo ha tacciato di «aver messo i cittadini ancora una volta nella condizione di sentirsi sfollati! Vergognati», ha concluso, «perché hai impedito a queste persone di piangere e commemorare i propri morti, perché dovevano cercare di recuperare le loro cose che venivano buttate giù dai balconi»
- da Il Centro -



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