Riperimetrazione per il Velino-Sirente I sindaci dell’area protetta regionale chiedono una riduzione

 

 

 

 Il terremoto del 2009 aveva fatto passare in secondo piano le problematiche legate alla gestione dei Parchi e alla progressiva insofferenza delle popolazioni locali per i troppi vincoli che se da un lato tutelano l’habitat naturale, dall’altro frenano lo sviluppo economico di realtà sempre più in difficoltà per lo spopolamento, che sembra irreversibile, dei centri storici. Nell’Aquilano gravitano due Parchi: quello nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e quello regionale Velino-Sirente. Per il primo presto partirà una raccolta di firme per un referendum sulla riperimetrazione dell’area protetta e la riduzione dei siti di interesse comunitario e a protezione speciale. Sul Velino-Sirente è invece in corso un confronto duro fra i sindaci dei Comuni ricompresi nel Parco e gli ambientalisti con la Regione a mediare anche se, da quanto si è capito, propende più per le posizioni dei primi cittadini. Il sindaco di Fagnano Alto, Francesco D’Amore, in una nota spiega qual è la posta in gioco: «Dopo una serie di incontri con l’assessore, il direttore, la commissaria del Parco regionale e i 22 sindaci è stato sottoscritto un documento, condiviso, con dentro la proposta di riforma comprensiva della parte strutturale e della rimodulazione del territorio. Infatti alcuni Comuni hanno proposto una riduzione dei confini, altri un ampliamento e altri li hanno lasciati invariati. Parliamo di una riduzione di circa 4.000 ettari a fronte dei 54.000 ettari che è la totale superficie del Parco». Di contro gli ambientalisti non mollano di un centimetro e ribadiscono in una nota che «per rendere il Parco Velino-Sirente realmente operativo occorre l’immediata approvazione del Piano del Parco e non l’ennesima legge di riordino (che sarebbe la quarta dalla sua istituzione). Infatti la zonazione prevista dal Piano avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. L’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale». Nei giorni scorsi sempre gli ambientalisti avevano lanciato l’idea di trasformare il Velino Sirente da parco regionale a parco nazionale, probabilmente per sganciarlo da logiche localistiche. In ballo naturalmente non ci sono solo due diverse filosofie su ambiente e territorio. Ci sono interessi concreti: per esempio la possibilità di esercitare la caccia in alcune aree oggi precluse, il collegamento fra gli impianti di sci di Campo Felice e Ovindoli (che dovrebbe completare il progetto avviato con la realizzazione della galleria), la creazione di un sistema ricettivo in grado di armonizzarsi con l’impiantistica per lo sci. L’ex presidente del Parco regionale Simone Angelosante chiede «che per riavvicinare il Parco alle popolazioni locali, nella modifica della legge istitutiva vengano inserite norme finanziarie che prevedano una defiscalizzazione delle accise regionali su gas da riscaldamento e su bolli auto per i cittadini residenti nei Comuni all’interno dell’area protetta. Queste azioni favorirebbero una maggiore concordia tra popolazioni locali e Parco con il risultato finale di una sinergia che non può che favorire la tutela ambientale».

 



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