Aspettando le Olimpiadi 2016, Ondina Valla: oltre ogni ostacolo

 

 

A cento anni dalla sua nascita, e in attesa delle Olimpiadi del 2016, il 14 e 15 Maggio a Milano, uno spettacolo che intende celebrare una grande atleta che è vissuta a L'Aquila per tanto tempo. Ricordata più volte nei suoi libri e nelle trasmissioni televisive dal giornalista aquilano Dante Capaldi, non solo per ricordare le sue vittorie ma e soprattutto, per far conoscere alle nuove generazioni ciò che è anche il loro passato.

 

Trebisonda Valla, detta Ondina (nata a Bologna nel 1916, morta all’Aquila nel 2006), pioniera dell’atletismo femminile italiano, è la prima a salire sul podio olimpionico.

Alle Olimpiadi di Berlino del 1936 vince la medaglia d’oro negli ottanta metri a ostacoli e stabilisce il record mondiale di 11’’6.

Non solo vittoria olimpica, ma anche affermazione ed emancipazione del genere femminile, sullo sfondo di un’Italia nel pieno dei conflitti mondiali e del regime della dittatura.

L’oro olimpico le conferisce immensa popolarità nell’Italia fascista, divenendo simbolo per le ragazze italiane e simbolo per il regime, quello di “sana e robusta costituzione”.

L’atleta, giovane ed eclettica, vanta sedici presenze in maglia azzurra: gareggia dal 1928 fino al 1940 vantando 15 titoli nazionali e 21 record italiani – due nei mt.100, cinque negli 80 ostacoli, sette in salto in alto, uno nel lungo, uno nel pentathlon, cinque nella staffetta 4×100.

La carriera rosea della “piccola meraviglia italiana”, così definita a Tokyo, in occasione dei “Giochi mondiali dello sport universitario”, rivela la grande personalità di Ondina Valla, che non solo ha “corso” per le sue vittorie come atleta, ma anche come donna.

Donna e atleta: un binomio oggi che non crea disagio, ma che, nel passato, ha destato clamori e anche disapprovazione.

LISA CAPACCIOLI, autrice e regista dello spettacolo, ci spiega come è nato l’interesse per questa figura di donna straordinaria.

“L’interesse per Ondina non nasce solo dai suoi successi sportivi, che sono stati molti, essendo la Valla un’atleta poliedrica e molto forte, ma soprattutto dal rapporto di questi con il periodo storico in cui sono avvenuti.

Nell’esposizione della carriera sportiva della Valla, non mancheranno riferimenti a cosa significava gareggiare per una donna, in una società in cui alle donne era permesso ben poco. A cosa significava gareggiare in stretto contatto e per il potere dittatoriale. A cosa significava gareggiare, con tutte le sue difficoltà.

Gareggiare era correre per vincere, allenarsi fino allo sfinimento, avere dei rivali che erano anche i compagni di squadra (l’amicizia con la rivale Claudia Testoni, anch’essa atleta di spicco negli anni ’20-’30).

Gareggiare era anche vincere, avere dei riconoscimenti che permettevano di emanciparsi dalla famiglia, da ogni tipo di legame, dai ruoli sociali.

 



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