Furgone esploso a Monticchio, c’è la svolta

 

 

La pista dell’intimidazione resta quella privilegiata ma forse il bersaglio non era quello che si immaginava: nello scorso mese di maggio un furgone parcheggiato nei pressi dell’Area sport di Monticchio saltò in aria per un ordigno che qualcuno vi aveva sistemato. L’automezzo, un Fiat Doblò, era intestato a Stanisa Eftoski, operoso commerciante macedone che negli ultimi anni ha avviato una serie di attività con successo. Nelle fasi iniziali delle indagini si era immaginato, come era inevitabile, che potesse essere l’operatore economico nel mirino di qualcuno che volesse estorcergli qualcosa tramite attentato. Ora, però, sembra che i complessi accertamenti fatti dalla squadra Mobile, diretta da Maurilio Grasso, abbiano fatto accantonare questa ipotesi. Nel mirino non c’era Eftoski il quale, del resto, non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile un atto simile ai suoi danni. «Io non ho ricevuto alcuna minaccia e non ho nemici», disse, «ma temo che si tratti di un attentato. Non so se qualcuno ha messo fuoco o se si tratti di una bomba rudimentale o una bombola. Di certo si è trattato di qualcosa di potente visto che i pezzi del furgone sono stati trovati a centinaia di metri. Mi sembra davvero improbabile un evento casuale fermo restando che il mezzo era posteggiato da tempo in una nottata fredda». Infatti non si trattò di un fatto accidentale. Ma il caso volle che quel furgone si trovasse parcheggiato da quelle parti in quanto utilizzato occasionalmente da un collaboratore del commerciante. A questo punto si sta cercando di capire se fosse proprio questi il destinatario dell’intimidazione. Una svolta investigativa, dunque, che cambia le carte in tavola e ora si cerca di capire chi volesse intimorire l’uomo che quel giorno guidava il Doblò fermo presso gli impianti sportivi in quanto era andato a giocare a calcetto. Quanto all’ordigno usato per far saltare in aria il furgone, sembra confermato trattarsi di una bomba assai rudimentale. L’impressione, per quanto se ne sa, è che l’intenzione non fosse quella di uccidere ma di spaventare. Se quello era lo scopo, di certo è stato raggiunto anche perché un episodio simile, pur commesso, da persone estranee alla malavita organizzata, non si era mai verificato in città almeno negli ultimi anni. Un fatto che ha scosso gli aquilani anche perché Eftoski (che sembrava il bersaglio vero) è persona nota e stimata in città per via delle diversificate attività che svolge: gestisce, tra l'altro, il ristorante T- Bone in viale Corrado IV, un distributore di benzina Esso con autolavaggio sulla stessa strada, e la vicina pizzeria Passaparola. In passato è stato anche candidato alle comunali in una delle tante liste civiche a sostegno di Massimo Cialente. Le indagini della polizia, corredate da una documentazione ingente, sono coordinate dal sostituto procuratore Fabio Picuti.
- da Il Centro -

 



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