Lettere mai arrivate, postina licenziata

 

 

 

Le Poste a seguito di una quarantina di contestazioni riguardanti la mancata consegna di corrispondenza ha licenziato una postina, S.C.,la quale, con il suo comportamento, avrebbe fatto venir meno il rapporto fiduciario. La decisione delle Poste è stata impugnata davanti al giudice del lavoro, Annamaria Tracanna la quale ha respinto il ricorso. Il giudice parla di «condotte integranti gravissime irregolarità»: una raccomandata è stata consegnata al destinatario diverso la quello indicato, due sono state trovate tra gli scarti ma risultavano consegnate, un telegramma è stato ritrovato al macero, una raccomandata con un assegno di 700 euro non è stato consegnato al destinatario, poi da lei risarcito, quindici lettere di posta prioritaria sono state consegnate a un destinatario diverso da quello indicato e su 22 raccomandate è stata messa la sigla dalla ricorrente in luogo di quella dei destinatari. «Il complessivo comportamento della donna», scrive il giudice, «suscita allarme tale da giustificare la cessazione in tronco del rapporto non consentendo la prosecuzione nemmeno provvisoria dello stesso, dimostrando non solo scarsa diligenza o semplice leggerezza ma una consapevole volontà di adottare ripetutamente una condotta vietata». «Le giustificazioni rese», dice ancora il giudice, «non appaiono sufficienti e idonee a sovvertire l’esito del giudizio visto che la mancanza di esperienza e i mutamenti della zona di recapito non incidono sulle modalità intrinseche di corretto svolgimento del servizio che non possono essere derogate. Il licenziamento appare non solo congruo ma anche proporzionato trattandosi di una condotta non occasionale ma reiterata nel tempo nelle forme di una vera e propria mala gestio da compromettere la credibilità, l’affidabilità e l’immagine del servizio reso, tramite i loro uffici, da Poste Italiane». Fin qui il decreto del giudice che comunque è ricorribile in appello sede nella quale potrà essere rimesso tutto in discussione. Le Poste Italiane sono state assistite nel giudizio dall’avvocato Carlo Ghizzoni e da un avvocato e professore del Foro di Roma.

- da Il Centro -

 



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