Gli escursionisti e la sicurezza in montagna Sentieri e ferrate da rifare Ma c’è la burocrazia...

 

 

 La via ferrata più frequentata del Gran Sasso è quella che conduce al Bivacco Bafile; la più bella la Danesi; la più intrigante la via Brizio, dismessa da almeno un decennio. Le vie attrezzate che il Gran Sasso non deve invidiare alle Alpi si perdono tra valloni in cui i colori del cielo si mescolano a quelli della roccia e fanno sentire il sapore della fatica e della libertà. Si aggiungono a centinaia di sentieri e pareti di ogni tipo di complessità, che fanno della montagna abruzzese una delle mete più ricercate da escursionisti e alpinisti locali e "forestieri". Ma la parola d'ordine dev'essere sempre: sicurezza, perché la montagna è un pericolo per tutti. Lo è stato anche per due tra i più grandi rocciatori d'Italia, Roberto Iannilli e Luca D'Andrea, che due giorni fa hanno messo un piede in fallo finendo così la loro ricerca di nuove vie da aprire in alta quota, su una delle pareti più difficili e infide del Gran Sasso: il Camicia. A poche ore dalla tragedia, «che ci priva di uno degli alpinisti più formidabili», dice amareggiato il vicepresidente della Regione (e alpinista doc) Giovanni Lolli, torna a farsi sentire la necessità di recuperare e mettere in sicurezza i sentieri e le ferrate. Un progetto finalmente c'è ed è finanziato dalla Regione con due milioni e mezzo di euro. Deve fare il paio, però, con la prudenza che ogni escursionista deve sempre avere quando va in montagna. A tale somma andranno sottratti 300mila euro destinati alla promozione del “prodotto Gran Sasso”. Nessuna - o poche - Regioni ha mai messo mano a un progetto così importante di recupero dei sentieri montani. Quelli del Gran Sasso e Monti della Laga d'estate e d'inverno attirano migliaia di persone, da chi va alla ricerca del facile camminamento a chi pratica scialpinismo. Due gli appalti assegnati: uno è del Parco e riguarda i sentieri di media e alta montagna; l'altro a cura dei Comuni che vi insistono, capofila Castel del Monte. «Per cominciare i lavori c'è bisogno di un'autorizzazione che deve arrivare dalle amministrazioni dei beni separati», spiega Lolli, «tutti questi tracciati sono stati realizzati nel corso della storia senza la sdemanializzazione. Vorremmo sistemarli anche dal punto di vista formale». Intanto, però, questa autorizzazione tarda ad arrivare e l'estate procede senza che davvero si sia cominciato a porre mano a un solo sasso. Lo fa notare anche il presidente del Collegio regionale guide alpine Abruzzo e direttore della scuola di montagna “Abruzzo mountain guides”, Agostino Cittadini, preoccupato «principalmente per le ferrate che andranno rifatte tutte di sana pianta e con l'autunno già cominciamo ad avere problemi». Difficile stabilire il numero esatto dei sentieri che attraversano il Parco. La Regione si è basata sul progetto preliminare dei sentieri censiti dal Parco, e quelli che restano fuori saranno inseriti nella seconda parte del progetto di recupero, quella che finanzia anche il rifacimento dei rifugi, Duca degli Abruzzi e Franchetti (d'alta quota) per primi.

- da Il Centro -

 



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