Riparte l’iter sul referendum per i nuovi confini del Parco

 

 

 

Che fine ha fatto il referendum chiesto a gran voce dagli operatori turistici e maestri di sci del Gran Sasso, riuniti nel comitato “#SaveGranSasso” poco più di un anno fa? Nel silenzio generale, dopo uno stop dovuto a un errore nello Statuto comunale, laddove parla del referendum consultivo, l’iter della consultazione popolare ha ripreso il suo corso. Agli inizi di luglio si è riunito il Comitato dei garanti, come spiega Luigi Faccia, referente del comitato per la rimodulazione dei confini del Parco nazionale e dei Siti d’interesse comunitario, passaggio propedeutico che deve valutare l’ammissibilità del referendum. Dov’era l’intoppo? Da statuto, le figure da nominare nel comitato sono tre, il segretario generale, il difensore civico e il giudice indicato nel presidente del tribunale. Il Csm, nel novembre 2015, si oppose per incompatibilità alla nomina del presidente del Tribunale nella commissione, un errore mai corretto nello Statuto comunale. Ora tale correttivo è arrivato e si può dunque ripartire. «Con l’eventuale ammissibilità dei quesiti sarà possibile raccogliere le 5mila firme necessarie per la consultazione e, così, poter chiamare la città dell’Aquila, per la prima volta, a dare un parere consultivo sul Parco e, soprattutto, sul futuro della città», commenta Faccia. L’esigenza di un referendum nasce «da due aspetti», aggiunge, «rimodulare i confini del Parco e rivedere la superficie dei siti d’interesse comunitario, perché ci sono troppi vincoli». “#SaveGranSasso” chiede che le zone antropizzate e quelle d’interesse economico e sociale (come prevede la direttiva Habitat) «siano tirate fuori dai Sic». All’origine dell’idea di un referendum sul Parco c’è il rifacimento degli impianti invernali, nell’ambito del più ampio progetto di sviluppo montano avallato dal Comune e dalla Regione, che ha attirato le ire degli ambientalisti. «Nessuno vuole cementificare», precisa Faccia, «noi chiediamo solo infrastrutture: impianti di sci, rifugi, strutture di servizio, centri direzionali, punti informativi, sempre nel rispetto della natura».

 



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