Bovini rubati sul Gran Sasso, il Dna sui vitelli “scagiona” l’allevatore indagato

 

 

 La prova del Dna su quattro vitelli, un esame davvero insolito per un’inchiesta penale, scagiona di fatto un allevatore di Tornimparte, Italo Clementini, il quale era finito nei guai per ricettazione. L’allevatore era nel mirino della Procura della Repubblica nell’ambito di un’operazione dei carabinieri denominata “Transumanza” dopo una serie di furti di bestiame avvenuti nello scorso anno sui pascoli del Gran Sasso d’Italia cui seguirono una serie di denunce. Gli animali rubati sarebbero una trentina e ci sono delle persone sospettate per furto mentre Clementini era accusato di ricettazione di quattro vitelli. L’aspetto curioso della vicenda sta che nel fatto che per chiarire le responsabilità di questi, il pm decise di mettere sotto sequestro alcuni bovini che erano nella stalla di Clementini e che si sospettava fossero tra quelli rubati. E, per l’appunto, fu affidata una perizia, una sorta di prova del Dna per animali, per capire se quei vitelli fossero figli delle mucche messe sotto sequestro in occasione dell’avvio dell’indagine. Vitelli che sono sempre rimasti in custodia allo stesso indagato. Poi il colpo di scena: l’esame ha escluso che ci fosse “parentela” tra i bovini rubati e quelli, ora diventati vitelloni, ritenuti oggetto di ricettazione e dati in custodia. Per questa parte di indagine si tratta di una vera svolta nel senso che lo stesso tribunale del Riesame, che spesso ha delle interpretazioni delle controversie giudiziarie molto diverse da quelle della Procura, respinse il ricorso con il quale si chiedeva il dissequestro degli animali. Ora, sulla scorta di questi dati di laboratorio, lo stesso pm Simonetta Ciccarelli ha disposto il dissequestro degli animali dell’allevatore, che è assistito dagli avvocati Morena Pasqualone e Alberto Baiocco, entrambi del Foro dell’Aquila. Oggi stesso si provvederà alla esecuzione materiale del provvedimento e per l’allevatore si presume essere in arrivo la richiesta di archiviazione dall’accusa di ricettazione. Il fascicolo, comunque, resta aperto a carico di coloro che sono accusati materialmente dei furti di animali. L’indagine è di ampio respiro: era partita con una raffica di perquisizioni che si erano concentrate, in maniera particolare, nel Foggiano (nella zona del Gargano), ma anche a Isernia, Pescara e Brescia. Sono state visitate una quindicina di stalle alla ricerca dei bovini spariti. La banda che ha imperversato a Campo Imperatore, dopo aver individuato, dietro suggerimento, i capi da prelevare, ha utilizzato i camion per portarli via. L’inchiesta, se non altro, dissuade dal compimento di altre incursioni dagli intenti predatori.

 



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