In orbita per la lotta all’osteoporosi, un progetto di un professore aquilano

 

 

 È aquilana la mente del progetto “Serism”, che l’astronauta Paolo Nespoli porterà in orbita sulla stazione spaziale durante la prossima missione di giugno 2017. L’obiettivo del professor Mauro Maccarrone, nato e residente all’Aquila, con una carriera che lo ha portato a ricoprire incarichi prestigiosi in giro per il mondo, fino alla cattedra di biochimica dell’università Campus Biomedico di Roma, è studiare l’effetto degli endocannabinoidi, molecole lipidiche prodotte dai neuroni, sulle cellule staminali umane in condizione di assenza di gravità. Uno degli inconvenienti tipici di chi trascorre lunghi periodi nello spazio, è proprio la perdita di massa ossea. Lo studio, al quale partecipano Monica Bari e Alessandra Gambacurta (Università Tor Vergata), e un’altra aquilana, Natalia Battista (Università di Teramo), in un futuro più che prossimo, potrebbe fornire nuovi strumenti per la lotta all’osteoporosi, una condizione fortemente invalidante, che affligge centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Come spiega il professor Maccarrone, che di recente ha ricevuto il premio Mechoulam Award dell’International cannabinoid researche society, direttamente dalle mani del professor Raphael Mechoulam, uno dei massimi esperti mondiali in materia, più volte candidato al premio Nobel, gli endocannabinoidi si legano agli stessi recettori dei cosiddetti fitocannabinoidi. Questi ultimi, però, sono di origine vegetale, e spiegare come l’organismo umano viene in contatto con loro sarebbe decisamente inutile. Sul cervello, osserva il professore, questi ultimi svolgono «azioni eclatanti. Nella cannabis», spiega, «sono presenti 112 cannabinoidi che somigliano al Thc (tetraidrocannabinolo, il principio attivo che rende la canapa una sostanza stupefacente, ndr), e altre 441 sostanze di cui non è ancora ben noto l’effetto». Soprattutto, non è ancora noto fino in fondo il meccanismo con il quale interagiscono con gli endocannabinoidi, quelli sintetizzati dall’organismo, in grado di influenzare il sistema nervoso e quello riproduttivo, fino a quello muscolo-scheletrico. «Nulla in contrario alla cannabis per usi terapeutici», sostiene lo scienziato aquilano, che ha ricevuto anche un importante riconoscimento dall’Iacm, «ma a condizioni precise, che garantiscano standard di coltivazione, conservazione, manipolazione, e somministrazione». Il “fai da te”, dunque, secondo Maccarrone, sarebbe da sconsigliare a causa delle possibili interazioni con il sistema degli endocannabinoidi prodotti dal corpo umano. Il progetto che entrerà in orbita sulla stazione spaziale si articola in diversi step: il primo è il prelievo di sangue, cui segue l’estrazione delle cellule staminali e la loro “attivazione” in vitro con i recettori degli endocannabinoidi, in grado di stimolare i processi di rigenerazione della massa ossea. Infine, la re-infusione delle cellule. Un obiettivo spettacolare, che potrebbe avvicinare alla cura per l’osteoporosi e migliorare la vita di milioni di persone, che oggi lottano con una fragilità che le espone a fratture di ogni tipo.
- di Angela Baglioni -
Nespoli lo porterà a bordo nella stazione spaziale nel 2017
La speranza dagli endocannabinoidi prodotti dal corpo
di Angela Baglioni - da Il Centro -

 



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