Pascoli, il regolamento comunale contestato dagli allevatori

 

 

 




Come distruggere un importante settore dell’economia locale a farsi pure quattro risate. La lettura più divertente di questo agosto 2016 la si può trovare sull’albo pretorio del comune dell’Aquila. Si tratta del verbale di deliberazione della giunta comunale numero 305 del 26 luglio che contiene il nuovo regolamento sull’uso dei pascoli. Un regolamento che trae origine da un progetto del Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga finanziato dall’Unione europea che si chiama “Life Praterie” che prevede «la redazione di linee guida comuni per la gestione dei pascoli». E’ uno di quei “misteriosi” progetti di cui si legge ogni tanto sulla stampa ma a cui non fa caso quasi nessuno: di solito sono soldi gestiti dalle solite congreghe politico-amministrative che se la suonano e se la cantano. Questa volta però la cosa è più seria. Potremmo tradurre «Life Praterie» con «Lunga vita ai pascoli». E sarebbe cosa buona e giusta se il rovescio della medaglia non fosse «breve vita al settore dell’allevamento». In sostanza leggendo il regolamento del Comune dell’Aquila si scopre che è più importante mantenere sempre verdi i pascoli montani che farci vivere sopra bovini, ovini ed equini che danno reddito a decine e decine di famiglie. Sembra che il vero pericolo per i nostri monti non sia più la cementificazione selvaggia ma la capretta che rovina la siepe mangiando qualche fogliolina. Ma se fosse solo questo se ne potrebbe anche discutere. Il problema vero è che il regolamento mette una serie di paletti che rendono impossibile all’allevatore far pascolare i capi di bestiame in montagna, o più precisamente sull’uso civico del Comune dell’Aquila (gestito in parte anche da alcune amministrazioni per i beni separati). Il regolamento è pieno di “stranezze”. Per esempio: «Il Comune si riserva di contingentare o di escludere le richieste provenienti da allevatori che detengono solo equini». I cavalli insomma “possono” morire di fame. Se l’allevatore, suo malgrado, possiede delle capre «le richieste di pascolo verranno esaminate ed eventualmente (quindi a discrezione del burocrate di turno ndr) disposte con concessione di aree riservate a tali animali». Insomma nasceranno le “aree per sole capre”. Gli stessi principi validi per le capre «possono essere applicati nel caso di pascolo per gli asini (testuale ndr)». Ma il vertice del comico è all’articolo 14 del regolamento che va letto, riletto e gustato fino in fondo: «E’ vietato lasciare sciolti al pascolo bovini, equini, ovini e altri animali che abbiano il Vizio (merita la lettera maiuscola ndr) di cozzare, calciare o mordere, se non in opportune aree di pascolo che siano convenientemente recintate da efficienti chiudende (termine da Accademia della Crusca ndr), anche mobili, in modo da rendere impossibile la fuoriuscita del bestiame». Insomma i manicomi sono stati aboliti per gli uomini ma verranno riaperti per tutti gli altri animali. Naturalmente chi sgarra verrà punito con pesanti multe. Ci sono anche altre chicche: al mandriano (che non deve avere meno di 16 anni, bontà loro) non devono essere affidati più di 40 capi di bestiame ovino o equino, gli animali vanno “decornati”, mai mettere due tori nella stessa mandria per evitare il rischio di combattimenti, bisogna spietrare il pascolo e via dicendo. La domanda è: ma questo benedetto regolamento chi l’ha scritto? Forse chi una mucca non l’ha mai vista. Manco da lontano.

da Il Centro.

«Siamo noi la specie in estinzione»
Il Comitato spontaneo degli allevatori scrive: «Pur rispettosi dei valori della salvaguardia del territorio, ci teniamo a sottolineare che il valore ambientale deve andare oltre il singolo interesse di botanici, biologi, agronomi e di Enti che si esaltano per arrivare a un sistema chiuso dal quale far scomparire le attività produttive e di allevamento. Se si avalla tutto ciecamente e senza conoscere i reali interessi, gli animali aziendali scompariranno e con loro i proprietari e proprio per questo gli allevatori chiedono di ottenere una loro “riserva” in quanto specie in estinzione e ricevere le stesse tutele dei “Progetti Life, Praterie”».



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