Viaggio con il sindaco nel cantiere edile più grande d’Italia

 

 

 

 

Un’enorme gru gialla svetta su palazzo Fibbioni. Si muove lenta, disegnando un semicerchio nell’aria. Dal basso, all’incrocio dei Quattro Cantoni, un gruppo di operai, caschetto in testa e cartine alla mano, guida le manovre del pesante carico. Sono le 8.30 quando il sindaco Massimo Cialente scende puntuale dall’auto blu. Abbiamo appuntamento per un viaggio in centro storico, tra palazzi ristrutturati, cantieri aperti e zone rosse, dove interi edifici sono ancora puntellati. Un viaggio nella memoria e nella speranza: quella dei negozi che affacciano su corso Vittorio Emanuele. Attività riaperte da poco, con le vetrine lustre e gli arredi nuovi. E l’altra faccia della medaglia, che si scorge nelle traverse e nei vicoletti secondari, dove l’edera cresce rigogliosa da sette anni, ricoprendo i muri delle case danneggiate dal sisma. QUATTRO CANTONI. Lo sguardo si posa sul blocco a elle che disegna uno degli angoli dei Quattro Cantoni. L’edificio, con le colonne imbracate da spessi nastri di acciaio, è uno dei “rami morti” della ricostruzione del centro. All’interno ospitava Liceo Classico, Biblioteca provinciale, sede di Provincia e Convitto nazionale, fino giù, lungo il Corso, dove è leggibile la targa della Camera di commercio dell’Aquila. Tutto fermo, da aprile 2009. «Da poco è stato definito il ricorso al Tar contro la progettazione», dice Cialente gettando lo sguardo sugli ampi finestroni ad arco, «qui siamo all’anno zero. Tutta roba del Provveditorato alle opere pubbliche, che ancora non riesce a sbloccare le pratiche. È la ricostruzione pubblica il vero tallone di Achille». Mentre procediamo verso piazza Palazzo, camion carichi di tubature ci sfilano accanto. Il rumore è assordante. Come la polvere, che annebbia la vista, nonostante il cielo terso. Quello delle polveri sottili, che rende l’aria irrespirabile, è un altro dei problemi della grande fucìna del centro storico. PIAZZA PALAZZO. Arrivati davanti a palazzo Margherita, ex sede del Comune, siamo costretti a fermarci. Una ruspa affonda i denti metallici nella lingua di asfalto che conduce a palazzo Pica Alfieri, per fare spazio al “tunnel intelligente” dove corrono tutti i sottoservizi, fatta eccezione per il metano. «Entro settembre ci sarà la posa della prima pietra del cantiere di palazzo Margherita», annuncia il sindaco. «Già a ottobre 2009 avevamo a disposizione 5 milioni di euro donati dalle Bcc italiane, ma l’importo totale è di 9 milioni. Se non hai fino all’ultimo euro in cassa, i lavori non possono partire. E questo, qualche giornalista o “webetista” finge di ignorarlo». Ritardi anche per Santa Maria dei Raccomandati, il Duomo e il palazzo del governo, in piazza della Prefettura, monumento-simbolo del disastroso sisma del 2009. A NATALE RIAPRONO I NEGOZI. Il percorso inverso ci consente di ammirare gli antichi edifici ritinteggiati di fresco: il palazzo dei baroni Ciampella con una fila di vetrate a pian terreno. «Qui entro Natale riapriranno moltissimi negozi», dice fiducioso Cialente. È un viavai di camion. Ma per il sindaco «la sicurezza è garantita. Potrebbero passare solo autorizzati, ma con cento cantieri aperti si crea il caos», ammette. «Per questo occorre regolamentare l’accesso delle auto. Siamo in dirittura d’arrivo per il ripristino dei parcheggi a pagamento: entro 15 giorni le strisce blu saranno pronte». ZONA ROSSA. La delibera firmata dal sindaco ridisegna la zona rossa del centro, diminuita del 35%. Interdette l’area tra Santa Giusta e piazza Bariscianello e quella compresa tra via Persichetti, via Sallustio e via XX Settembre. Off-limits anche parte di viale Duca degli Abruzzi, via Garibaldi, piazzale Paoli e via Campo di Fossa. RITARDI. «Per quest’anno abbiamo circa 500 milioni di euro disponibili. Solo in centro potremmo far partire altri 60 cantieri, ma dobbiamo riuscire a sbloccare gli elenchi», dice Cialente. «Chiederò all’assessore Di Stefano di pubblicare il “muro della vergogna”: l’elenco dei cantieri che non partono perché i progetti sono fermi e non arrivano le integrazioni». PIAZZA DUOMO. Quando sbuchiamo su piazza Duomo, lo scenario cambia. Tranne il palco allestito per le manifestazioni della Perdonanza – annullate dopo il sisma dei monti reatini – la piazza è vuota. Non un aquilano, non un turista. L’unico rumore che si avverte è quello dell’acqua limpida che sgorga dalla monumentale fontana a piedi piazza. Cialente osserva il Duomo, «la cui ricostruzione porta un ritardo evidentissimo», dice. Di fronte, l’ex palazzo delle Poste, venduto dopo il sisma a un imprenditore abruzzese, che ne aveva chiesto il cambio di destinazione d’uso, da servizi pubblici a residenziale. No del Comune.
di Monica Pelliccione - da Il Centro -



Condividi

    



Commenta L'Articolo