Compagnone nuovo presidente dell'Ordine degli architetti aquilani

 

 

 

La ricostruzione post-sisma, la valorizzazione della professione, gli sbocchi lavorativi per i giovani architetti, la cura del patrimonio storico-artistico della provincia aquilana. Appunti e spunti, nell’agenda del neo presidente dell’Ordine degli architetti della provincia dell’Aquila, Edoardo Compagnone. Eletto all’unanimità dal consiglio direttivo, Compagnone, 65 anni, professionista di Tagliacozzo, è un “senatore”, nonché fondatore dell’Ordine. Raccoglie una pesante eredità: quella di Gianlorenzo Conti, scomparso prematuramente a giugno scorso, che ha speso gli ultimi sette anni della sua carriera nell’impegno costante per la rinascita dell’Aquila e dei comuni colpiti dal sisma del 2009. Gianlorenzo Conti è stato un pilastro dell’Ordine degli architetti. Il suo sarà un mandato in continuità con il precedente? «La mole di lavoro è enorme, ma intendo portare avanti tutti i progetti avviati da Gianlorenzo, un collega e un amico, profondo conoscitore della materia, che ha guidato il nostro Ordine per quasi 25 anni e si è battuto per la rivalutazione della professione dell’architetto. È stato sempre presente nei tavoli di concertazione: era un accentratore di competenze, un buon padre di famiglia. Coriaceo, ma generoso. Pochi lo conoscevano sotto questo punto di vista. Gianlorenzo Conti era l’Ordine degli architetti. Ha lasciato un’eredità importante, che sto cercando di condividere con i colleghi». In che modo? «Redistribuendo le competenze nelle diverse aree della provincia. Stiamo istituendo delle commissioni con gruppi di lavoro specifici che focalizzeranno l’attenzione e l’impegno su diverse tematiche. Ci sarà la commissione terremoto, all’Aquila, le commissioni lavoro, cultura, giovani. L’obiettivo è condividere il lavoro con tutti gli iscritti, che sono poco più di 800 e raccogliere spunti ed esigenze dalla base». Sulla ricostruzione dell’Aquila ci sarà un impegno particolare? «Ho chiesto ai colleghi aquilani un’adesione spontanea alla commissione sisma, che si occuperà dell’iter burocratico della ricostruzione, dei rapporti con la Regione e con gli uffici competenti. Metteremo il nostro patrimonio di conoscenze e la nostra esperienza a disposizione dei colleghi di Amatrice, che hanno vissuto lo stesso dramma dell’Aquila». Molti dei ritardi nella ricostruzione dei comuni del cratere e del centro storico aquilano vengono imputati ai tecnici, architetti e ingegneri. Lei cosa ne pensa? «Non credo che il problema sia l’eccessiva mole di progetti dei professionisti. Questa è una polemica che non porta da nessuna parte. Credo, invece, che sia opportuno aprire un confronto con gli enti interessati e gli uffici che lavorano alla ricostruzione per capire le tempistiche delle pratiche e pianificare una strada comune che dia risposte e acceleri il processo di ricostruzione post-sisma». Da esperto, come vede il centro storico dell’Aquila? «Si sta facendo un lavoro egregio. Dal punto di vista storico-architettonico, stanno tornando alla luce dei palazzi meravigliosi, che erano oscurati dall’ossido di carbonio. La ricostruzione qui procede speditamente, tenendo presenti le difficoltà dovute anche ai sottoservizi. Siamo di fronte a un centro storico tra i più belli d’Europa, fino al 2009 poco valorizzato». Oltre alla ricostruzione, quali le priorità del suo mandato? «Proseguire nella valorizzazione della figura dell’architetto, non più come artigiano, ma come tecnico di riferimento che deve operare in team per partecipare ai bandi europei. Avviare i giovani al mondo del lavoro. Sul piano dell’attività provinciale, l’elezione a presidente di un architetto di Tagliacozzo è di per sè un segnale di apertura, che consentirà di ridurre le distanze fisiche e culturali tra L’Aquila e gli altri territori, in un’ottica di maggiore sinergia. Pensiamo alle attività formative, già distribuite equamente su tutta la provincia e alle commissioni dell’ordine, che trovano l’adesione di tutti gli iscritti».

 



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