Sant'Angelo di Bagno E' qui il miracolo della ricostruzione

 

 

 

Sant’Angelo è una piccola frazione dell’ex municipio di Bagno. E’ uno dei tanti borghi del Comune dell’Aquila. Una trentina di famiglie (dal 2010 nei map), due fontane, una chiesetta, la piazzetta, un vicolo di duecento metri che in leggera salita porta dall’ingresso dell’abitato fino a una stradina sterrata che si inerpica verso i boschi. Basta dare uno sguardo verso valle e da questo paesino si gode uno spettacolo mozzafiato. E’ una terrazza sulla città, un posto ideale per vivere: dieci minuti di macchina dal capoluogo, servizi a un tiro di schioppo, tradizioni ben radicate, contatto costante con la natura, piccoli spazi per gli orticelli. Oggi Sant’Angelo è un’oasi nel deserto della ricostruzione delle frazioni. I numeri qui sono veri: la stima dei costi complessivi è 12 milioni di euro (all’Aquila ci si rifà a malapena la facciata di un palazzo vincolato). Otto milioni sono stati già stanziati, due stanno per esserlo. I cantieri sono ben avviati e fra un anno, a fine 2017 saranno chiusi. Che significa? Che più o meno l’ottanta per cento del paese sarà stato ricostruito. Un miracolo. Ma, come ci insegnano i vecchi saggi, i miracoli spesso camminano sulle gambe degli uomini. A Sant’Angelo è stato sperimentato il metodo del buon padre di famiglia: c’è un obiettivo da raggiungere, mettiamoci tutti insieme, evitiamo nei limiti del possibile le risse da pollaio, cerchiamo di capire quello che c’è da fare e senza tante storie facciamolo. Il primo tassello del “miracolo” è stato l’aver intuito sin da subito che facendo ricorso al tribunale amministrativo regionale si poteva “convincere” chi di dovere (ufficio speciale e Comune) a istruire in tempi ragionevoli le pratiche e di conseguenza stanziare i fondi. Nel borgo sono stati creati otto aggregati ma invece di andare ognuno per proprio conto è nato un coordinamento fra i tecnici per cui ogni decisione è stata presa guardando oltre l’interesse del singolo proprietario. Le frazioni dell’Aquila sono degli “unicum” ma questo a palazzo Fibbioni stentano a capirlo e forse sarebbe il caso che chi guida la ricostruzione ogni tanto facesse una passeggiatina nei paesi. Pensare, come sta accadendo quasi ovunque, di ricostruirle a “pezzi”, un aggregato qua e uno là, è un errore che forse sarà pagato caro a lungo andare. A Sant’Angelo invece c’è la prova che nei borghi, soprattutto quelli più piccoli, le case non possono essere ricostruite a macchia di leopardo. Altra intuizione dei tecnici e dei proprietari è stata quella di affidare i lavori (per adesso 8 milioni di euro) a una sola impresa che così ha potuto cantierizzare in maniera ordinata e le opere vanno avanti per tutti senza che – come accade altrove – c’è un cantiere da un parte e la desolazione dall’altra. Alla fine del 2017 Sant’Angelo di Bagno sarà la prima frazione ricostruita quasi per intero. Mancherà però un pezzo importante: la chiesetta parrocchiale dedicata a San Michele. Basterebbero poche decine di migliaia di euro ma dalla Soprintendenza finora solo silenzi. Sarebbe un peccato riavere un paese “nuovo” senza il suo luogo simbolo. Stesso discorso vale per un altro gioiello della zona: palazzo Oliva che si trova a Civita di Bagno. Il consigliere comunale Tonino De Paolis da tempo sollecita i lavori e chiede che si faccia presto anche per la chiesa di Monticchio in modo da togliere quella incredibile impalcatura sulla strada che porta a Fossa.
di Giustino Parisse - da Il Centro -



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