Santa Rufina di Roio Casa pericolante 50 famiglie isolate

 

 

 

 La lentezza dell’apparato burocratico da una parte, dall’altra quel che resta di un rudere in attesa di demolizione. Nel mezzo, una cinquantina di famiglie che vivono a Santa Rufina di Roio, nella parte alta della frazione, che sono praticamente isolate da quattro mesi. Per tornare a casa o uscire, infatti, gli abitanti di quella zona sono costretti a percorrere una strada sterrata che attraversa un bosco. Non è chiaro il motivo per il quale quel rudere, che fiancheggia la strada di accesso, non sia stato demolito dopo il terremoto assieme agli altri edifici danneggiati dal sisma. A distanza di oltre sette anni, e precisamente il 14 agosto, da quella parete si sono staccati dei sassi che sono finiti sulla strada. Il Comune, dopo aver disposto la chiusura della via per motivi di pubblica incolumità, si è impegnato a demolire il rudere entro il 20 dello stesso mese. È risaputo, tuttavia, che a Ferragosto l’Italia si blocca, e L’Aquila non fa eccezione. «Quando dalle ferie è rientrata la responsabile dell’ufficio», racconta il consigliere di Sinistra italiana Enrico Perilli, «è stato stabilito che la demolizione spettasse al proprietario, che non può provvedere. Mi sono opposto a questa decisione, perché tutto il paese è stato demolito a spese del pubblico, e alla fine è stato raggiunto un compromesso: il costo è stato caricato sull’aggregato di cui l’edificio fa parte. Adesso abbiamo appreso che la prossima settimana si dovrebbe procedere con la tanto attesa demolizione. Per il futuro, visto che tutte le frazioni sono ridotte più o meno in questo modo, bisognerà trovare una procedura più snella per far fronte a situazioni di questo tipo».

 



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