Vittorio Sgarbi e Gianni Letta alla presentazione della mostra di Roberto Grillo

 

 

 

Si chiama "Uomo che cammina" la mostra dell’artista aquilano Roberto Grillo che verrà inaugurata a Gualdo Tadino, lunedì 24 ottobre, alle 16, nella Chiesa monumentale di san Francesco. La cerimonia di apertura della personale curata da Catia Monacelli, nella bella cornice della mostra evento "Arte e Follia. Antonio Ligabue-Pietro Ghizzardi" che terminerà domenica 30 ottobre, vedrà la presenza di ospiti d’eccezione quali il noto critico Vittorio Sgarbi, particolarmente legato alla città di Gualdo Tadino, e di Gianni Letta, vicino alla poetica di questo straordinario fotografo, che con lui condivide le comuni origini e l’amore per la terra d’Abruzzo. L’iniziativa promossa dal Polo museale di Gualdo Tadino, con il patrocinio dell’amministrazione comunale e regionale, si aprirà con i saluti istituzionali della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e del primo cittadino Massimiliano Presciutti. L’esposizione delle opere (in particolare saranno presentati quattro cicli che in questo momento rappresentano a pieno l’opera dell’artista: Rughe, Uomo che cammina, Fili, Ruggine e sangue) si terrà dal 24 ottobre al 27 novembre nello spazio galleria del Centro culturale Casa Cajani – Museo archeologico Antichi umbri e Museo della ceramica, e sarà aperta dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Per informazioni è possibile contattare lo 075.9142445 o scrivere a [email protected]. Roberto Grillo è nato a L'Aquila nel 1962. Artista operante nel campo della fotografia, inizia la sua carriera nel 1980 diventando fotografo professionista cinque anni dopo. La sua attività si è quindi sviluppata in diverse direzioni: dalla fotografia di reportage, sport e teatro fino ad arrivare al ritratto e a quella d’ambiente. “Roberto Grillo – racconta Gianni Letta nella presentazione da lui realizzata – è un ‘terremotato’ de L’Aquila. La sua, come quella della città, è una storia spezzata: prima e dopo il 6 aprile 2009. Anche per lui quella notte la vita si è fermata, per riprendere poi, mai come prima. Quella notte ha perso la casa e lo studio. Faceva il fotografo prima, e ha continuato a farlo dopo, ma in maniera diversa. Prima raccontava la città, la sua vita e quella dei suoi abitanti. Dopo il dolore, il ricordo, la memoria di una città ferita, di tante vite disperse o sconvolte”.

 



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