Il cercatore intossicato racconta la disavventura: Per quei maledetti funghi ho rischiato di morire

 

 

 

Fernando Di Curzio ne è sicuro: non mangerà più funghi in vita sua. Almeno fino a quando il richiamo di un buon piatto di pasta e porcini freschi non vincerà sulla paura. Per ora, però, non se ne parla: il terrore di perdere il fegato o, peggio, la vita, è ancora lì, a fare da monito. «Ci sono tante altre cose buone da mangiare», dice. E il modo migliore per ricominciare è ironizzare per Nando, come tutti conoscono in paese l’artigiano di 61 anni finito al centro trapianti del Gemelli di Roma per aver mangiato l’Amanita Phalloides. Per Di Curzio niente trapianto: sta meglio e la vita tornerà presto alla sua normalità. È rimasto al Gemelli per una settimana, sotto osservazione per la necrosi epatica che le sostanze velenose gli avevano provocato. Per i medici e il micologo di riferimento dell’Arta non ci sono dubbi: ha mangiato il terribile fungo. Nella sua casa di Piedi La Villa, a pochi passi dal bosco in cui ha raccolto l’Amanita Phalloides, l’artigiano racconta.

Cosa direbbe ai raccoglitori di funghi? «Di mangiare altro. E se proprio non se ne può fare a meno, di raccogliere soltanto i funghi che si conoscono benissimo e far vedere quelli su cui si hanno dubbi a un esperto del centro micologico di riferimento dell’Arta o dell’Asl. E poi, mai accettare i funghi regalati».

Lei, invece, li ha raccolti? «Martedì ero solo in casa, mia moglie era fuori per qualche giorno e ho deciso di andare a raccogliere un po’ di funghi. Li ho cotti in padella e ho mangiato solo un assaggio, perché il giorno dopo avrei dovuto donare il sangue, come faccio da 20 anni, e ho deciso di restare leggero».

Il fatto di essere donatore è stato la sua salvezza? «Questo non lo so, ma se avessi esagerato con la quantità ... Poi comunque ho una corporatura robusta e una salute di ferro che mi hanno aiutato. Ad esempio non bevo alcol quasi mai. Ai medici del centro trapianti ho detto: se serve la grinta io ce l’ho. Ma quando ti dicono che rischi la vita la grinta serve a poco».

Com’è andata la sera in cui mangiò i funghi velenosi? «Intorno alle tre del mattino ho cominciato ad avere vomito e diarrea. Ho capito che erano stati i funghi perché non avevo mangiato altro. Poi i familiari mi hanno portato al pronto soccorso».

Ora come sta? «Sto bene e tra qualche giorno riprenderò anche a lavorare».
di Marianna Gianforte - da Il Centro -
 



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