San Gregorio, cittadini contro lo sgombero

 

 

 

Sospendere l’ordinanza di sgombero degli alloggi popolari di San Gregorio, perché «rasenta gli estremi dell’abuso di ufficio e di potere». Non ammette repliche il tono della diffida che il comitato “Ricostruiamo San Gregorio” ha inviato a Comune, prefetto, Procura e Corte dei conti. Nella diffida il comitato chiede all’amministrazione di predisporre un progetto di miglioramento e messa in sicurezza più economico rispetto a quello individuato dal Comune, che porti a un adeguamento statico, igienico, sanitario ed energetico di tutti gli alloggi, e che, soprattutto, non obblighi gli abitanti ad andarsene. A illustrare i contenuti della diffida, ieri mattina, l’architetto Antonio Perrotti e una ventina delle trenta famiglie che in base all’ordinanza del sindaco Massimo Cialente dovranno abbandonare le case parcheggio, di proprietà comunale. Le famiglie che vivono negli alloggi si sono anche dichiarate disponibili a farsi carico di un progetto di messa in sicurezza alternativo e a eseguire in economia i lavori, il cui costo sarà poi scomputato dagli affitti. Tutto, pur di non abbandonare quel complesso, nel quale furono costretti a rientrare a 4 mesi dal terremoto del 2009. Se la proposta non dovesse essere accolta, gli abitanti sono pronti a impugnare l’ordinanza di sgombero davanti al prefetto e al Tar. «Le considerazioni sulla situazione statica degli edifici, contenute nell’ordinanza, dimostrano che il quadro non è cambiato rispetto al 2009», hanno fatto osservare i residenti, «che le strutture hanno reagito bene anche alle scosse più recenti, e che il quadro fessurativo è limitato ad alcune tamponature». Del resto, hanno sottolineato gli abitanti, «l’amministrazione ha mantenuto i cittadini in uno stato di abbandono, di degrado e pericolo omettendo, in questi sette anni, la demolizione della parte dell’edificio B a rischio crollo, ed evitando qualsiasi intervento di risanamento sulla situazione igienico-sanitaria con particolare riferimento alla rete fognaria». Eppure, hanno sottolineato, da un anno il Comune aveva a disposizione circa 13 milioni. Secondo Perrotti, nel progetto del Comune «è prevista la demolizione di tutto il blocco B, di 26 alloggi e la sostituzione con uno spazio socio-culturale; è perciò necessaria la variante urbanistica di competenza del consiglio comunale e non della sola giunta».


 



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