Gran Sasso, 5.300 firme contro i troppi vincoli

 

 

 

 L’appello era a mobilitarsi contro «l’abbandono e lo spopolamento della montagna aquilana». Hanno risposto in 5.300. La petizione popolare lanciata dall’associazione Progetto Montagna e dal comitato #SaveGranSasso ha coinvolto la città su due quesiti che riguardano il rilancio turistico del Gran Sasso e che passano attraverso l’eliminazione, nelle aree già antropizzate, dei vincoli ambientalistici: la ridefinizione dei confini del Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e la rimodulazione dei Sic, i Siti di interesse comunitario. In soli due mesi sono state raccolte oltre 5.000 firme, che venerdì saranno consegnate in Comune. «La massa critica che si è mossa intorno alla nostra iniziativa» ha spiegato il portavoce del comitato, Luigi Faccia, «non può essere ignorata: l’amministrazione deve tener conto della voce e della consapevolezza dei tanti cittadini che, in un clima generale di antipolitica, hanno aderito alla petizione, lasciando quasi 11mila firme, tra i due quesiti proposti».

LA PETIZIONE POPOLARE. I risultati della petizione lanciata alla fine di settembre sono stati illustrati ieri durante una conferenza stampa convocata a Villa Gioia. Il prossimo passo sarà la consegna delle firme, venerdì, all’ufficio protocollo del Comune, e ci saranno 30 giorni di tempo per verificare la regolarità del procedimento. Dal 9 dicembre scatteranno anche i 90 giorni di tempo, per la giunta e il consiglio comunale, per avanzare eventuali osservazioni o richiedere integrazioni. I promotori dell’iniziativa vogliono che le loro richieste vengano discusse dall’assise, che potrebbe anche indire il referendum, «a cui sono state tagliate le gambe». Tutto è iniziato un anno fa: il comitato referendario voleva mettere nelle mani della popolazione il futuro del Gran Sasso, indicando agli amministratori la via da percorrere. Ma le procedure farraginose e i concomitanti appuntamenti elettorali (referendum costituzionale ed elezioni comunali) avrebbero fatto slittare al 2018 il referendum sulla riperimetrazione della aree protette. I sostenitori non hanno gettato la spugna: il comitato #SaveGranSasso è stato rinforzato dall’associazione Progetto Montagna – di cui fanno parte, oltre all’ex consigliere comunale Luigi Faccia, il maestro di sci e operatore turistico Fausto Tatone, gli avvocati Gianluca Museo e Lanfranco Massimi, l’albergatore Roberto Bellassai, i rappresentanti degli usi civici di Assergi, Camarda, Aragno e Arischia – e si è deciso di partire con la petizione popolare che, in tre mesi, avrebbe dovuto raccogliere 5000 firme. Traguardo tagliato con un mese d’anticipo.

LE RICHIESTE. Indurre il consiglio comunale a fare pressione su Regione e Governo, al fine di riperimetrare il prima possibile i confini del Parco nazionale, facendoli arretrare nelle aree più antropizzate dei comuni pedemontani del versante aquilano. Eliminare inoltre quei Sic che prevedono la massima tutela ambientale e l’inedificabilità assoluta, nelle aree degli impianti sciistici di Campo Imperatore, nelle aree antropizzate della valle del Chiarino e in altre aree di uso civico nel versante aquilano, come Assergi, Aragno e Arischia. Quei vincoli sarebbero inutili in termini di tutela ambientale e impedirebbero lo sviluppo economico e turistico. «Intanto è bene chiarire» ha sottolineato Faccia «che per noi i vincoli del Parco sono una cosa e quelli delle direttive europee un’altra. In pratica, il Parco è il gestore di Sic e Zps (Zone a protezione speciale) e non può intervenire con le proprie leggi. Ecco perché non siamo d’accordo con chi sostiene che il Piano d’area del Gran Sasso può essere portato avanti anche senza il Piano del Parco».
di Romana Scopano - da Il Centro -



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