FLESSIBILITA’ AD OLTRANZA

 

 

 

     

                                       
- di Giacomo Sansoni -

La flessibilità, tanto invocata e inferta dai giuslavoristi, ha alterato le condizioni sociali e le chimere dei giovani. Sembra inverosimile ma questa induzione alla plasticità estrema, al riciclaggio operativo, alla malleabilità da plastilina, alla duttilità da stagno, al riciclaggio mentale, ha invaso più campi vitali. Vitali, appunto, non solo sociali. La responsabilità è sempre del deus ex macchina- uomo che altera tutto e tutti. Quanto si affermerà non ha solo valenza metaforica: Prendiamo per esempio, non occasionale, i batteri. Quelli da tempo ben codificati nella microbiologia. Gram positivi, gram negativi, classificati nei vari gruppi, in base alle loro oggettive caratteristiche conformazionali, esigenze nutrizionali e“competenze” d’induzione perniciosa di malattie. Il clostridium tetani specializzato nella produzione del tetano, il bacillus antracis, industriato a produrre la gangrena, la salmonella il tifo, il pneumococco la polmonite, ecc. ecc. Ognuno con la propria professionalità ben articolata, con rispetto estremo della propria specializzazione nel confezionare e professare le proprie malattie specifiche, assegnategli dalla “natura”. La flessibilità esercitata nei millenni di “umanesimo” ha domesticato, e alterato irreversibilmente l’indole di specie varie: per esempio dei lupi che, finché non riemerge la memoria belluina, sono stati trasformati in docili canidi; i cavalli domati a sopportare il peso delle membra e la pletora offensiva e guerresca degli uomini e via dicendo. L’uso indiscriminato degli antibiotici, l’interessata attenzione, da parte delle case farmaceutiche, al suo utilizzo, alla magnificazione delle vendite, hanno indotto il mondo batterico al ripensamento, alla flessibilità, alla coalizzazione. Alla renitenza, all’ammutinamento forzoso, alla plasticità estrema, al riciclaggio raggirante. Ecco così che il pneumococco, abile artigiano nella induzione della polmonite, L’innocua Escherichia coli, L’Haemophilus, della influenza umana, il meningococco, ferreo e orgoglioso detentore della sua inflessibile ed esiziale meningite, patologia riconosciutale da incontrovertibili attestati di merito, ora per la plasticità, invocata dall’uomo, ecco che vede inficiare il suo ruolo. Tanto che la meningite può indurla, oltre che il meningococo, l’Hemofilus, il pneumococco, addirittura l’Escherichia. Plasticità, flessibilità, duttilità, ognuno deve saper far tutto. Anche i sindacati dei batteri, dopo lotte cruenti eppure soccombenti, hanno dovuto soggiacere alle visioni del nuovo corso, rivendicato dagli uomini e per gli uomini, senza sapere che l’uomo, confini non ha, che l’uomo non è un’isola e che il mondo dei tre regni, più il regno sul quale s’ingegna a riconoscersi e avocarsi dominanza, con  la pletora di tutte le confessioni, chiese e credenze, è un continente integro, simile ad una pangea, non soggetta ancora alle pressioni di deriva. I batteri, in questa riflessione, sono i protagonisti. Loro in forma piratesca hanno voluto creare una solidarietà tutta nuova, indotta dalla rancorosa  sollecitazione coatta posta in atto dall’uomo. Così, con la forzosa ricombinazione genica, cercano e si industriano a sodalizzarsi per rafforzarsi, in questa guerra, che ha ormai superato quella storica dei cento anni, perché riescano a creare un superbatterio, renitente alle armi e volontà umane. Guerra palesemente dichiarata, che induca l’uomo a confusione, a impotenza, ad inventare nuove armi, a scegliere strategie nuove, aggiramenti subdoli degli schieramenti in campo, tali da aggredire e combattere, da una parte, resistere e mimetizzarsi, per disconoscersi, con  le nuove sfaccettature nuovi determinanti antigenici, acquisiti e acquisibili, nuove induzioni, per restare nella metafora umana e giuslavorista, nuove professionalità composite, che inducano alla distrazione, al confondimento al respingimento, combattendo le aggressioni, in modo che, la fratellanza batterica non perisca e nessuna delle minoranze, siano condannate all’esilio, alla estinzione da parte dell’uomo e abbiano successo. Restando nella metafora potremo prendere a prestito quanto adombrato nel capolavoro di Bradbury: Fahrenheit 451 che, in forma simile, tutti i batteri, entro se stessi, alterati e unificati, conservino ognuno, tutte le storie, tutte le vocazioni di tutti, e ogni minoranza riconquisti un posto, conservi una memoria sopita, una padronanza morbilica incontrastabile. La volontà ad esserci ancora e per sempre a tutti i costi, espressa con il comune afflato dei batteri a unirsi, ricombinarsi, per nascondersi al nemico uomo, non farsi riconoscere per non essere combattuti: “batteri di tutto il mondo unitevi” e, in fondo, far salve le volontà dell’uomo che costringono l’uomo alla estrema induzione plastica a tutti i costi.    
 



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