L’OLIGARCHIA DEI DOLLARI E GLI ALTRI

 

 


                                                                                                                                 - di Emanuela Medoro - Dopo la più brutta campagna elettorale di sempre, fatta di reciproci insulti personali, bugie, accuse e controaccuse fra i due candidati in lizza, Donald Trump sta per arrivare alla Casa Bianca spinto da una cieca ondata di rabbia antisistema sostenuta da lui, parte di una ristrettissima aristocrazia del dollaro.
 Trump porta al governo l’infame clan degli incappucciati, sdogana lo stupro, cancella l’Obamacare che ha dato per la prima volta l’assicurazione malattia a 20 milioni di americani, fa governare la scuola pubblica da una persona notoriamente ad essa contraria, mette dazi sull’importazione di merci cinesi a basso prezzo, costruisce un muro sul confine fra Messico ed USA come rassicurante reazione nordamericana all’eccesso di immigrazione dal sud America. Insomma, protezionismo, fine della globalizzazione.
Esperto di amministrazione privata, il Presidente dovrà rendersi conto che, nonostante gli ampi poteri concessi dalla costituzione, per governare ci vuole la maggioranza in ambedue i rami del parlamento. Ce l’ha, sulla carta, per ora. Ricordo che durante la convention di Cleveland un gruppetto in seno al partito repubblicano tentò di non riconoscerlo come capo del partito e candidato per le presidenziali. Furono messi in minoranza, però ora può accadere che la somma di due minoranze, gli avversari in seno al partito repubblicano più i democratici, possa diventare maggioranza. Il Donald miliardario del settore immobiliare, a capo di un governo di suoi pari, abituato ad essere ubbidito ciecamente, riuscirà a capire la profonda differenza fra pubblico e privato? 
  Tra i personaggi di spicco all’opposizione in questa vigilia di presidenza cito John Lewis, un uomo di colore che ha passato la vita protestando per la giustizia e l’eguaglianza razziale, difensore dei diritti civili partecipò alla marcia di Selma del 7 gennaio 1965 organizzata da M. Luther King e fu colpito a sangue dalla polizia a cavallo.  Cito anche Elisabeth Warren, parlamentare californiana impegnata nell’opposizione. Di lei ricordo un video in cui con classe, energia e straordinaria competenza ha usato parole chiare ed esplicite per spiegare ad un ministro del governo Trump che cosa è il conflitto d’interessi secondo la costituzione americana. Aggiungo a questi due il Presidente uscente Barack Obama che rimane a Washington, impegnandosi ad agire come cittadino. La sigla OFA, il gruppo di comunicazione che durante la sua presidenza significava Obama for America, ora significa Organizing for Action.
 Per il 21 gennaio, giorno della inaugurazione della nuova presidenza, è in corso di preparazione una marcia delle donne, protesta forte e chiara per le grossolane, volgari affermazioni fatte durante la campagna elettorale, che hanno praticamente sdoganato e incoraggiato lo stupro, cui ora aggiunge punizioni per le donne che abortiscono. Tutto ciò piace tanto ai maschietti lavoratori impoveriti dalla concorrenza dei robot, ma per me è una macchia brutta, sporca e cattiva che nessuna presidenza può cancellare. Partecipo alla marcia con il cuore e con la mente. Pensando ai parecchi viaggi negli USA che ho fatto facilmente come cittadina europea, sento il dovere di segnalare una novità di cui Trump ha parlato durante una recente intervista. Si tratta di un avviso per chi intende viaggiare negli USA, ci saranno nuove norme che potrebbero comprendere anche restrizioni per gli europei.



 



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