Indice di gradimento sui Sindaci, Cialente: "Soddisfatto per il 26esimo posto"

 

 

 

Esprimo grande soddisfazione per il dato che raccolgo nella classifica relativa al gradimento dei sindaci delle città capoluogo di provincia, pubblicato dal quotidiano Il Sole24ore. Con un consenso del 56 per cento mi posiziono infatti al 26esimo posto. La soddisfazione nasce dal fatto che nel 2015 il mio gradimento era del 51 per cento e nello scorso anno del 53,5 per cento, con il 55esimo posto nella classifica.
In questi due anni ho recuperato ben il 4,5 per cento di consenso. Un dato ancora più significativo se si considera che sono uno dei sindaci con la maggiore “anzianità” e che quindi ha da tempo vista archiviata la cosiddetta fase della “luna di miele” che i cittadini condividono con i chi li governa nei primi anni del mandato. Poiché è l’ultima volta che compaio in questa classifica ritengo di dover fare alcune riflessioni. La prima è che sostanzialmente la graduatoria corrisponde al clima che si respira nelle diverse città. La mia sensazione, nel rapporto con l’opinione pubblica, ha sempre più o meno coinciso con il dato che emergeva e questo vale anche per altri colleghi che seguo.
Ricordo, ad esempio, il risultato relativo all’anno della traumatica caduta della giunta Del Turco, quando noi sindaci e presidenti di provincia di centro sinistra precipitammo in fondo alla classifica. Il risultato, ripeto, molto lusinghiero e di cui sono molto grato ai miei concittadini, dal momento che si avvicina quasi a quello che ottenni nel ballottaggio del 2012 e supera quello con cui vinsi al primo turno nel 2007 (53,2), non appartiene tuttavia solo a me. A mio avviso è
legato, dopo dieci anni, al grande lavoro compiuto, in condizioni di difficoltà estreme, dall’intera coalizione ulivista di centro sinistra, dagli assessori e dai consiglieri comunali che, in questi anni, hanno governato con me la città. Nello stesso tempo è anche il risultato del generoso lavoro portato avanti, con abnegazione e fatica, dai 530 dipendenti comunali, seppure in numero assolutamente inadeguato ad assicurare la normale attività di questo Comune e, contemporaneamente, tutto ciò che vuol dire gestire la fase post sisma. Si è molto parlato di modelli, del modello L’Aquila per la ricostruzione o per la gestione dell’emergenza. Io credo che sarebbe giusto parlare di un modello L’Aquila anche per come si guida una città all’indomani di una catastrofe che non ha precedenti, se non agli inizi del secolo scorso, con migliaia di cittadini disperati e smarriti ma determinati a ricostruire. Un modello che ritengo sia da
riassumere nella sincerità e trasparenza nel rapporto con i cittadini, nel lavorare ogni giorno, testimoniando un impegno in scienza e coscienza, ma governando, dove governare vuol dire anche assumere scelte meno popolari ma utili alla comunità e intraprese, sempre, dopo confronti partecipativi e democratici, con la consapevolezza che la maggioranza dei cittadini sono non soltanto onesti e consci di far parte di una comunità, qualunque essa sia, ma, soprattutto, spesso "più avanti" della classe politica e dirigente diffusa. Un esempio si può ricavare proprio in un articolo sull’edizione odierna del Sole24ore. Lo scorso anno fummo costretti ad aumentare di oltre il 20 per cento la Tari, in una situazione in cui la città soffre il disastro economico post sisma. Scelta pesante, oggettivamente impopolare, ma che il sindaco, assumendosene la responsabilità, ha spiegato a ciascuna cittadina e ciascun cittadino, di tutte le età. Un modello che forse potrebbe essere applicato anche in altri contesti istituzionali, per evitare di perdere il contatto con i propri elettori e dunque il consenso, base della democrazia e del vivere quotidiano di una comunità. L’analisi di questo risultato, infine, può forse essere utile anche ai fini del dibattito che si sta sviluppando nel centro sinistra in vista delle elezioni amministrative, ormai In molti, sia nel centro sinistra che nel Pd, sono
preoccupati di segnare il più possibile una discontinuità rispetto a questi dieci anni di governo. Forse per avallare soluzioni inattese e altrimenti poco giustificabili. Non credo che la maggioranza dei cittadini non apprezzi l’alleanza ulivista di centro sinistra, né che rigetti tutto ciò che in questi dieci anni di lavoro disumano abbiamo realizzato o comunque messo in cantiere. Certo, ogni rinnovo di legislatura impone un contestuale aggiornamento del programma politico e strategico ed è in quella sede che, preservando quanto vi è stato di positivo, si fa ammenda di eventuali errori o ritardi e si propongono
nuove istanze, programmi, sogni. Questa è la politica, quella che abbiamo cercato di interpretare e che, dopo 10 anni, segna un risultato anche in termini di affetto da parte dei cittadini.


 



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