L'AQUILA FILM FESTIVAL - 6 e 7 febbraio, Auditorium del Parco

 

 

 

 

Lunedì 6 febbraio - DEATH BY DEATH di Xavier Seron
ANTEPRIMA IN CONCORSO


Nella commedia di Xavier Seron, Michel Peneud è un uomo ipocondriaco. Nel prendersi cura della madre malata si ripromette continuamente di non voler fare la stessa fine. Da quando ha deciso di vendere la casa di famiglia e di trasferire la madre in una casa di cura, Michel inizia a perdere I capelli e un inquietante gonfiore gli è apparso sul petto. I sintomi sono simili al cancro della madre, anche se il medico gli ha assicurato che è benigno. Michael si domanda solo perché allora hanno mandato ad analizzare la protuberanza, convincendosi ogni giorno di più di non avere speranze.

"Xavier Seron filma i suoi protagonisti con la benevolenza di chi condivide i loro dubbi e nevrosi. Death by death è una vera e propria tela bianca per la dolce follia di Jean-Jacques Rausin, eroe tragicomico, una sorta di Michel Blanc in versione trash.", Cineuropa

"Seron trova il tono giusto per il suo film, elevandolo grazie alla fotografia in bianco e nero. Riesce a trasformare lo squallore di questi personaggi della classe operaia, utilizzando composizioni simmetriche e colpi improvvisi per trasformare il banale in qualcosa di più sublime.", Hollywood reporter

 
 
Martedì 7 febbraio - TAXI TEHERAN di Jafar Panahi
RASSEGNA - ORSO D'ORO AL FESTIVAL DI BERLINO


Un taxi attraversa le strade di Teheran in un giorno qualsiasi. Passeggeri di diversa estrazione sociale salgono e scendono dalla vettura. Alla guida non c'è un conducente qualsiasi ma Jafar Panahi stesso impegnato a girare un altro film 'proibito'.
Panahi è stato condannato dalla 'giustizia' iraniana a 20 anni di proibizione di girare film, scrivere sceneggiature e rilasciare interviste, pena la detenzione per sei anni. Ma non c'è sentenza che possa impedire ad un artista di essere se stesso ed ecco allora che il regista ha deciso di continuare a sfidare il divieto e ancora una volta ci propone un'opera destinata a rimanere quale testimonianza di un cinema che si fa militante proprio perché non fa proclami ma mostra la quotidianità del vivere in un Paese in cui le contraddizioni si fanno sempre più stridenti.

"Un capolavoro strampalato e folle.", Le Monde

"Ironia e autoironia allontanano ogni retorica e quanto di tragico nasconda questa commedia", Goffredo Fofi - Internazionale

"Un film che interroga lo spettatore, per niente limitata dalla ristrettezza dei mezzi e dalle costrizioni della censura, e che non può che terminare sul nero di un futuro, dove la repressione è sempre in agguato ma l'intelligenza e la passione sono sempre sveglissime.", Paolo Mereghetti - Corriere della Sera

"Una commedia, anche divertente a dispetto dei risvolti amari; (Panahi, ndr) usa il cinema per far trapelare scomode, indicibili verità su un potere repressivo.", Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

"Raramente la finzione è stata così 'vera' al cinema", Mymovies

"Anche in piena era digitale insomma si può fare un film che riflette sulle immagini (sul loro potere, e sul Potere in generale) fino a dare le vertigini, con mezzi semplicissimi. Malgrado ciò che il film denuncia, è una buona notizia.", Fabio Ferzetti - Il Messaggero


 



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