Promesse per il futuro

 

 

 

- di Emanuela Medoro - 

Il Washington Post del 22 febbraio 2017 ha pubblicato uno slogan: “Democracy dies in darkness” (la democrazia muore nell’oscurità), reso memorabile in inglese dalla d allitterata. Questo giornale insieme al New York Times e alla CNN è il principale bersaglio degli attacchi di Trump contro i media delle fake news, delle notizie false, della realtà parallela, inventata. Potus (acronimo per President of the US), eletto con i voti dei lavoratori del Midwest, propone il partito repubblicano come partito dei lavoratori. Tende a far sparire o quanto meno a ridurre pubblica istruzione e assistenza sanitaria, rilancia l’industria delle armi di guerra per avere una forza tale da intimidire gli avversari. Compreso il nucleare di cui spesso ha parlato, con singolare interesse. Autorizza oleodotti, rilancia il carbone come primaria fonte di energia e prepara un ordine esecutivo per far uscire gli USA dall’accordo di Parigi sul clima. Spinge all’estremo il discorso nazionalista, rifiuta ogni responsabilità globale. “Mi avete eletto voi, e rispondo solo a voi, non sono il presidente del mondo.” Questo il suo personalissimo modo di fare l’America grande di nuovo.

Presente nel mondo della fantapolitica l’idea di impeachment per il presidente. Pur esistendo validi motivi per farlo, elencati con precisione da alcuni costituzionalisti, manca la maggioranza parlamentare richiesta. Per cercare un raggio di sole, un filo di speranza nel tramonto oscuro della democrazia americana, tanto per usare la metafora del Washington Post, cerchiamo fra le nuove generazioni.

Trovo rassicurante l’immagine pubblica di due discendenti della dinastia Kennedy, pensando che abbiano sia la cultura familiare e accademica che le risorse umane e materiali per portare avanti una proposta politica alternativa a quella oggi vincente, capace di coinvolgere il cuore e la mente di milioni di persone di tutte le classi sociali, fino a portarle alle urne.

Joe Kennedy III, giovane, sorridente, ottimista ed elegante, uno dei peggiori incubi di Potus. 36 anni, nipote dell’ex Ministro della Giustizia Robert Kennedy, è stato eletto due volte al Congresso dal partito democratico, nel Massachusetts. Politico carismatico, capace di attirare le folle, è stato eletto con larga maggioranza. Riporto un suo intervento durante un incontro nella commissione sull’energia ed il commercio. “Mi ha colpito un commento che ho sentito da Speaker Ryan, che ha chiamato il disegno di legge per l’abrogazione dell’Obamacare un “atto di misericordia”. Con tutto il rispetto per l’oratore, io e lui dobbiamo aver letto delle Sacre Scritture diverse… Quelle che ho letto io ci invitano a nutrire gli affamati, vestire gli ignudi, dar riparo ai senza tetto, e confortare i malati. Ci ricordano anche che siamo giudicati non dal modo in cui trattiamo i potenti, ma dal modo in cui ci curiamo dei meno abbienti”.    

Caroline Kennedy, figlia del presidente John Kennedy, ambasciatrice in Giappone durante la presidenza precedente, attualmente richiamata in patria, pare che voglia candidarsi per il senato o per il congresso nelle elezioni di mezzo termine del 2018. Sarà lei, la bambina tenuta per mano dalla madre Jacqueline durante il funerale del padre, la prima donna al tavolo ovale della Casa Bianca?

Tenendo presente che l’attuale Potus ha eliminato ogni forma di controllo sulla diffusione e l’uso delle armi, ricordando inoltre i tanti funerali della famiglia Kennedy dovuti a disgrazie o a crimini, non mi resta che augurare miglior sorte a questi discendenti della dinastia, ovvero di non essere bersagli dei proiettili di un folle o di quelli di un cecchino, esperto professionista ben pagato.

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