Ai Laboratori del Gran Sasso per verificare se il pianeta, ruotando, trascina con sé lo spazio

 

 

 

Quando un fascio di luce si accende dentro a una montagna, può accadere che Einstein incontri la scienza dei terremoti. Questo gioco delle (strane) coppie ha luogo nei Laboratori del Gran Sasso dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). È un esperimento dal nome piccante: Gingerino (Gyroscopes in General Relativity). È nato per misurare una delle implicazioni della teoria della Relatività non ancora del tutto comprovata, ma ha scoperto di essere utile anche a chi studia la rotazione e le deformazioni della Terra.

Gingerino è uno strumento montato a 1.400 metri di profondità per misurare gli effetti della rotazione terrestre. Quelli fisici hanno a che vedere con la Relatività, perché un corpo che ruota deforma la trama dello spazio-tempo torcendola nella direzione del suo movimento (così suggeriscono le teorie di Einstein). Ma si tratta di influenze minime, che alterano la velocità di rotazione (il cui valore all'equatore raggiunge i 1.600 chilometri all'ora) per meno di un miliardesimo di grado ogni secondo. "È entusiasmante studiare questo usando fotoni" spiega la responsabile dell'esperimento, Angela Di Virgilio dell'Infn di Pisa. Gli ultimi dati raccolti dallo strumento sono pubblicati su Review of Scientific Instruments.

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