Riflessione di Giacomo Sansoni sulla Chiesa di Assergi senza fardello polemico... o forse sì?

 

 

 



- di Giacomo Sansoni - A proposito della splendida disanima sulla chiesa di Assergi, vorrei avanzare qualche riflessione, puramente personale, senza fardello polemico, o forse sì? Il tema è: Le pietre. Le pietre che sono un vanto e, forse l’unica vera ricchezza della nostra comunità, in tempi storici e prestorici, tale da averne determinato il toponimo stesso del nostro paese, con il suo serpente derivazionale. Il prof. Guglielmo Mattiae, come giustificato da Don Demetrio, hanno determinato, quello che io definisco scempio storico-estetico. Ovvero l’eliminazione delle splendide lastre di pietra costituenti il pavimento della chiesa stessa. Un vanto che aveva un solo difetto: la fruibilità. Non costituiva una salda, levigata, confortevole base per i nuovi banchi. Si è scelta la comodità e la saldezza posturale, nella pseudo-evoluzione-civile a discapito di claudicanti stabilità civili nella preservazione dei valori storici, pregni del sudore e del sangue delle generazioni, che per tali visioni si sono spesi. La vera civiltà passa, forse attraverso il rammendo di valvole vecchie, più che, tout-court, per sostituzione di cuori nuovi. Salva la disgregata riutilizzazione delle stesse, intendo sempre pietre, la maggior parte di esse che fine hanno fatto?. Un altro rammarico e forse anche rancore, anche se tale ultimo sentimento, non aggravia la mia tavolozza umana e, purtroppo il tempo prescrive tali rimpianti : Il coro della congrega? Che fine ha fatto il meraviglioso, levigato dal tempo e dall’uso, intagliato coro della Congrega? Al tempo fu detto che fu distrutto dal crollo del tetto. Io nutro coinvolgenti dubbi. Tanto grave l’insipienza delle maestranze, che operarono il restauro? Che non seppero, o vollero preservare tale somma opera dell’arte-artigianato, che era, e poteva ancora rappresentare un vanto della comunità. In che circuito e/o proprietà privata è stata riproposta, in forma integra o smembrata, tale esimia opera? Se non in toto, ammettendo la sua compromissione, in seguito ai lavori, a questo punto definibili, condotti con i piedi, non con la testa, che fine hanno fatto le singole parti, le tavole, i fregi e i poggiagomiti sapientemente scolpiti? Non più concepibile una indagine a ritroso nel tempo, che possa far luce su tali misfatti?



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