Sempre più ingessato il Gran Sasso aquilano, nulla si muove per la nuova seggiovia

 

 

 


A stagione ormai conclusa, manca ancora qualche autorizzazione per la realizzazione della nuova “Seggiovia Fontari”. Senza il nuovo impianto, non ci sarebbero le condizioni per una nuova stagione invernale, in quanto il vecchio  è ormai obsoleto e non più utilizzabile.
E’ quanto è emerso in una conferenza stampa organizzata dal comitato “Save Gran Sasso”, che ha evidenziato una serie di problematiche di gestione e programmazione del Gran Sasso aquilano.

 

 

L'Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila (Usra) ha finanziato tre anni fa, per un importo di circa 1,2 milioni di euro, la realizzazione di sottoservizi per acqua, luce, gas e illuminazione notturna della funivia.
“Come mai si è proceduto solo alla realizzazione dell’illuminazione notturna della Funivia e stralciato la realizzazione delle linee di adduzione di gas, acqua, elettricità da Fonte Cerreto a Campo Imperatore, creando non pochi problemi alla stazione di monte (vedi caduta dei tralicci ed il congelamento continuo dell’acqua potabile)” ? – è una delle domande che il comitato Save Gran Sasso pone al Sindaco Massimo Cialente.
La petizione popolare, che è stata sottoscritta da 11.200 persone, non è stata minimamente presa in considerazione né dalla giunta, né dal Consiglio comunale, nonostante la stessa sia stata ritenuta ammissibile.


I terreni della “Fossa di Paganica”, che sono stati acquistati dal Centro Turistico Gran Sasso nel 1999 per la redazione del piano d'area che consentirebbe la realizzazione del collegamento Montecristo-Campo Imperatore, sarebbero oggetto di progetti di sviluppo presentati più volte al Comune dell'Aquila da parte della società Campo Nevada sas. L’avvocato  Lanfranco Massimi, precisa che la società non è proprietaria dei terreni per i quali presenta progetti.
Campo Nevada, infatti aveva venduto i terreni alla società Montecristo, che poi li aveva rivenduti al Centro Turistico Gran Sasso.
Save Gran Sasso chiede al Ctgs di intervenire per denunciare alle autorità competenti questi tentativi di ingerenza su terreni non propri, che potrebbe innescare un contenzioso che bloccherebbe ancora di più lo sviluppo del Gran Sasso.


 

 



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