Intervista a Padre Osman, il parroco venezuelano che ha vinto La Corrida.

“CANTARE E BALLARE UNA CANZONE LATINA, NON È SACRILEGIO O PROFANAZIONE: È ARTE”. Intervista a Padre Osman, il parroco venezuelano che ha vinto La Corrida.

 

 1. Un prete che vince la Corrida cantando, e ballando, Ricky Martin: la Chiesa sdogana la veste ufficiale?   In realtà, quando sono stato convocato dalla redazione per il provino a Pescara, mi sono trovato in difficoltà sulla scelta della canzone da portare alla Corrida. La redazione mi aveva fatto presente che a nessun concorrente è consentito portare una canzone oppure Poema con tematica religiosa, o sulla Guerra. Allora ho pensato ad una canzone "spensierata", ma con un bel ritmo, che potesse essere in linea con le mie origini latinoamericane. E’ vero, sono un sacerdote… Ma figlio degli anni 70! La musica mi riporta alle mie origini e ai ricordi del passato, nella mia patria. Cantare una canzone di Ricky Martin, così come cantare una canzone Luis Miguel o Enrique Iglesias, è del tutto normale per me. Sdoganare la veste ufficiale? Non credo: la musica è arte, è espressione dello spirito. E’ Dio stesso che ci ha regalato i doni e i talenti che si trasformano in musica, voce o in un dipinto. Cantare e ballare una canzone latina, non è sacrilegio o profanazione: è arte. Così com’è arte ascoltare oppure ballare un valzer, ascoltare una musica romantica, oppure un concerto di musica classica. La mia partecipazione al programma è stata anche aspramente criticata da chi ha voluto leggere qualcosa di “peccaminoso” nella scelta del testo. Ma volendo, in realtà, si potrebbe profanare ed essere scandalosi anche con una musica classica.

 

2. Origini venezuelane, con la musica nel sangue. Ma intraprende il cammino della Chiesa. Hai mai pensato che la sua vita potesse essere un’altra?

Dopo due anni di seminario, in Venezuela, ho vissuto un momento di crisi vocazionale: mi chiedevo se la scelta del sacerdozio era per me, dal momento che avevo una attrazione forte per la musica. Mi sembra che sia giusto che nelle nostre grandi scelte di vita, qualsiasi uomo si ponga il problema dell’autenticità delle proprie decisioni, anche perché è da queste dipende la nostra felicità o al contrario le nostre frustrazioni. In questo momento di crisi, ho vissuto una vita del tutto normale, come qualsiasi giovane della mia età, durante la quale ho vinto una borsa di Studio per recitazione, e ho fatto esperienze in radio. Però ringrazio Dio perché da quel periodo sono uscito rafforzato e ho capito quello che davvero volevo. La crisi vissuta mi ha fatto rafforzato in me, la convinzione che la mia vita era il sacerdozio. Un sacerdote italiano, Don Gaetano Gigli, è stato determinante in questo percorso di decisione. E’ lui che mi ha incoraggiato e mi ha spinto a tirare comunque fuori la mia arte, per metterla al servizio della gente. Spesso mi diceva:" L'arte della musica sarà la tua migliore arma per portare le anime a Dio....Vedrai che sarà così". A distanza di quasi 15 anni, posso dire che sono un uomo, un sacerdote, felice.

 

3. Come nasce l’idea della “Corrida”? Che esperienza è stata?

L'idea della Corrida nasce guardando il programma. Avevo visto altri sacerdoti che avevano partecipato. In realtà, fra i tanti programmi che oggi propongono in TV, mi è sembrato che "La corrida" fosse uno dei pochi programma per tutta la famiglia, senza volgarità e che da spazio ai sogni della gente. Ognuno si esprime, ha un sogno nel cassetto: chi canta, chi balla... Insomma, ride e fa ridere. Quindi ho pensato: “Quanto è bello che un sacerdote possa partecipare nella gioia, nella allegria della comune gente...Così nella freschezza che offre questo programma. La mia esperienza è stata bellissima. Dopo la mia vittoria, ho detto agli altri concorrenti che la mia grande vittoria, è stata averli conosciuti. Ogni concorrente porta con sé la propria storia. A volte sono storie tristi, sofferenze. Dietro a quello che ti fa ridere, c'è un cuore che nasconde solitudine e disgrazie. Oggi come oggi, dopo la mia partecipazione alla Corrida, non guardo con gli stessi occhi la trasmissione e soprattutto, non guardo con gli stessi occhi i concorrenti. Oggi li guardo anche con gli occhi del mio cuore. Ho avuto la possibilità di parlare molto con loro. E prima della trasmissione li ho fatti anche pregare insieme a me!

4. In un’edizione del reality “Grande fratello”, aveva destato scalpore la possibile partecipazione di un parroco, che poi non ha avuto il lascia passare della Chiesa. Lei che ne pensa? Quale è stata la reazione dei suoi superiori alla partecipazione alla “Corrida”?

Non sono un bigotto, ma sarebbe strana anche per me la partecipazione di un prete al Grande fratello! Un prete, poi, ha così tanto da fare! La sua possibile partecipazione sarebbe un messaggio negativo sopratutto per i giovani d'oggi.La reazione dei i miei superiori alla Corrida? Il nostro Arcivescovo Molinari, ha sempre apprezzato questa mia passione per la musica e mi ha incoraggiato a mettere questo dono al servizio della mia comunità. Devo ringraziare sia lui che il Vescovo Ausiliare D'Ercole. Da loro due ho avuto il consenso.

5. Parroco di Roio, in provincia de L’Aquila: come si vive a quasi due anni dal terremoto?

Senza dubbio il terremoto ci ha sconvolti. A due anni, nonostante le tante difficoltà e la lentezza nella ricostruzione dei palazzi, vedo tanto entusiasmo e ottimismo negli Aquilani, nel ricostruire innanzitutto il loro cuore. La ricostruzione non verrà dall'alto, dall'esterno, da fuori. Dipende da noi, soltanto da noi. E ricordare a tutta Italia che c'è un popolo che grida e lotta per i propri diritti. La città non c'è, e questo si sente, ma l’importante è non perdere la propria identità di popolo: perderla sarebbe un altro terremoto, peggiore di quello del 6 aprile. Forse il disagio che si vive oggi, può aiutare a rafforzare le identità di domani. A due anni, ci stiamo svegliando. Se non lo facciamo noi... Chi?

6. Che aiuto vi ha dato lo Stato Italiano?

L’Italia è stata presente fin da subito sull'emergenza prodotta dal terremoto. Soprattutto attraverso i progetti CASA, i M.A.P, la costruzione di alloggi e altre sistemazioni. Ora bisogna superare questa fase, entrare in un'altra. La vita continua, i problemi da risolvere sono tanti, bisogna continuare a puntare sulle cose che non sono ancora a posto. La città continua ad avere una ferita molto profonda, e lo Stato e tutte le istituzioni sono elementi importanti in questa partita che si chiama "L'Aquila".

 

7. Da straniero in Italia, cosa pensa di Berlusconi?

Berlusconi? Lo conosco poco! Conosco molto di più Cristo, di lui ti posso parlare con autorità e serenità. Gesù è la mia via, perché la verità è vita.



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