Tragedia sul Gran Sasso, impugnata l'assoluzione dell'amico superstite

 

 

 

La tragedia con la morte dell’escursionista aquilano Massimiliano Giusti, è avvenuta il 25 febbraio del 2012 sul Gran Sasso, inghiottito dalla bufera e dalla visibilità pari allo zero che non gli avevano lasciato scampo, dopo un volo di decine di metri nella Valle dell’Inferno.
Giusti era partito insieme con all’altro escursionista, il 34enne aquilano Paolo Scimia, riuscito miracolosamente a salvarsi, dopo avere dato l'allarme. Scimia aveva cercato riparo prima al rifugio Garibaldi, dove non era riuscito ad entrare, e poi in quello Duca degli Abruzzi. Dopo l'allarme di Scimia, i soccorritori erano riusciti a parlare con Giusti, ma l'uomo non era stato in grado di fornire con esattezza la sua posizione.
Per il giudice del Tribunale dell'Aquila, Giuseppe Grieco, l'imputato Paolo Scimia, non aveva alcuna posizione di garanzia nei riguardi dell'amico di scalata Massimiliano Giusti, privo di qualsiasi titolo idoneo a qualificarlo come persona professionalmente abilitata ad accompagnare gli escursionisti nella scalata in montagna.
Per questo l’imputato, difeso dagli avvocati Lanfranco Massimi Ferdinando Paone è stato assolto nella sentenza di primo grado, che è stata impugnata dagli avvocati Roberto Madama e Beatrice Rizzo per conto della



 



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