Donald Trump - 2017, fine di un secolo

 

 

 

 

                                                      
                                                                                                                                                - di Emanuela Medoro -
Donald Trump, eletto 45° presidente degli USA con due chiarissimi e potenti slogan “Make America great again”, “America first”, oggi, all’inizio del mese di giugno 2017, a cento anni dalla partecipazione degli USA alla prima guerra mondiale, annuncia l’uscita degli USA dai Trattati di Parigi.
 Nel 2015 si tenne a Parigi una conferenza sul clima. Allora tutti i paesi partecipanti adottarono il primo accordo universale, giuridicamente rilevante, sul clima del pianeta. I governi presenti concordarono di prendere provvedimenti per limitare l’aumento medio della temperatura, e ridurre i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici. Secondo John Kerry è una vergogna per gli USA essere usciti unilateralmente dagli accordi di Parigi sul clima che sono di fatto estremamente flessibili, e permettono ad ogni paese di fare i suoi piani, liberamente e senza alcuna limitazione della sovranità. A giustificazione dell’uscita dai trattati di Parigi, il presidente Trump dichiara: “Sono stato eletto dai cittadini di Pittsburgh, non da quelli di Parigi”. 
La citazione di questa città della Pennsylvania mi permette di dare un taglio personale a queste riflessioni. Un secolo fa, mio nonno Silvestro Medoro insieme con i suoi compaesani provenienti da Assergi, un paesino alle falde del Gran Sasso, ed anche insieme a tanti irlandesi, in una mistura etnica molto americana, estrasse il carbone dalle miniere della Pennsylvania che fornivano la necessaria energia alle acciaierie di Pittsburgh. Il tempo è passato, sono passate due guerre mondiali, la guerra del Vietnam e l’attacco delle Due Torri.
 Gent. Sig. Trump, non si è accorto di quanto tempo è passato dai tempi delle miniere di carbone, e di quante trasformazioni ci sono state a Pittsburgh?  Oggi a Pittsburgh gli altiforni non ci stanno più, questa città è diventata la capitale della tecnologia medica più avanzata, a emissioni zero. La città ha votato Hillary per l’80%, e il sindaco di questa città, Bill Peduto ha dichiarato: “Come sindaco di Pittsburgh posso assicurare che seguiremo le linee guida dell’accordo di Parigi per il nostro popolo, la nostra economia e il nostro futuro.” Come lui, la città di New York, tanti sindaci, lo stato della California, numerose aziende e famosi manager.
 Sig. Trump, lei, insieme a tutti quelli che lo hanno portato alla Casa Bianca, sta facendo la figura dell’ignorante ottuso, ciecamente legato a ristretti interessi di bottega, a tradizioni antiche, chiuso e impenetrabile a ogni fatto o idea che non stia già da più di 50 anni sotto il suo bel pagliaio biondo/rosso.
Mi dispiace tanto, per quarant’anni ho insegnato la lingua inglese nei licei italiani, avendo l’America come punto di riferimento principale della mia cultura nel senso più ampio del termine: lingua, letteratura, musica, spettacolo, mode. Lei vuole fare l’America grande? Faccia attenzione, se ne è capace. Cito solo un giornale americano, tralasciando quelli europei che non rientrano nella sua cultura. Business Week ritrae un’America che si specchia da sola mentre sta per essere sommersa dall’acqua. Troppo difficile per lei il mito di Narciso, forse qualche volenterosa insegnante di letteratura inglese glielo ha raccontato a suo tempo, ma lei lo ha dimenticato, anzi seppellito sotto una sontuosa eredità paterna e affari non sempre ben chiari, fonti di macroscopici conflitti d’interesse nell’esercizio delle sue odierne funzioni. 
Città come New York, Washington, Montreal e Parigi si tingono di verde, non sono antiamericane, sono anti Trump. E dunque, per tanti motivi personali parteciperò con il cuore o personalmente, ove possibile, a tutte le manifestazioni contro questa sua vergognosa decisione. Non contro l’America, ma sicuramente contro Trump.



 

 

 

 



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