TESSITURA E TRANSUMANZA

 

 

 

- di Fulgo Graziosi -

Nelle scorse settimane abbiamo parlato molto della tessitura e delle attrezzature ad essa legate. Naturalmente non si può prescindere dall’allevamento degli ovini e dalla transumanza che, nei periodi invernali, imponeva il trasferimento delle greggi dagli alti pascoli di Campo Imperatore a quelli del Tavoliere delle Puglie. Le mete usuali erano quelle di San Severo, di Foggia e di Manfredonia.

Anticamente i nostri allevatori si spingevano anche a Matera, fino al Santuario della Madonna di Picciano. La Madonna di Picciano, ovvero la Madonna dei pastori, la cui ricorrenza è stata celebrata a Castel del Monte proprio l’otto settembre scorso. Viene venerata in tre distinte località: a Matera, a Picciano in Provinia di Pescara e a Castel del Monte. Si narra che verso la metà del settecento i pastori di Castel del Monte furono incaricati di gestire i festeggiamenti della Madonna nel Santuario posto nelle immediate vicinanze di Matera. Per l’occasione avevano redatto un significativo regolamento, con il quale avevano stabilito che nei giorni dei festeggiamenti non si dovesse entrare in Chiesa con bastoni e armi di ogni genere. Tutto andò bene per diversi anni. Una volta, però, un signorotto di Matera si presentò al Santuario con una bellissima biga trainata da uno spumeggiante cavallo. Scese dalla carrozza e pretese di entrare in Chiesa munito di un elegante bastone, la cui impugnatura era costituita dalla testa di cane in lucido argento. I procuratori della festa fecero presente che non era possibile per un preciso regolamento, ma il signorotto, con prepotenza, volle entrare in Chiesa senza lasciare il bastone. I procuratori non polemizzarono. Al termine della funzione religiosa, uscendo dalla Chiesa, il signorotto trovò il cavallo a terra e la carrozza ribaltata. Il fatto non passò inosservato e dopo una lunga serie di trattative, i Sacerdoti decisero di togliere l’incarico della gestione delle feste ai pastori di Castel del Monte, che presero atto della situazione, ma pretesero la restituzione della statua della Madonna da loro acquistata, trasferendola a Castel del Monte. Il viaggio della transumanza era lunghissimo, si impiegavano mediamente circa ventotto giorni. Lungo il percorso del Tratturo Magno, spesso, i nostri pastori si imbattevano con loschi individui che cercavano di rubare le pecore. Qualche volta sono stati costretti a sostenere impegnative lotte. Fortunatamente era radicato nella mente dei “Castellani” il concetto della mutua assistenza e, a gruppi, accorrevano in aiuto dell’aggredito, mettendo in fuga i malviventi. I pastori non portavano armi. Non erano persone aggressive. Si difendevano con l’uso della forza e l’abilità dei movimenti. Quasi tutti portavano nel taschino del gilet il famoso pugno di ferro, oggi chiamato tirapugni. Lo usavano soltanto nei casi di estrema necessità, specialmente quando gli assalitori erano numericamente superiodi. Un altro arnese era assolutamente necessario per governare le greggi: il bastone. Ne possedevano diversi, alcuni intagliati finemente con il coltello. Normalmente non veniva usato per percuotere con energia la groppa delle pecore, ma per “toccare” con le stesse con delicatezza, prevalentemente sui fianchi, al fine di indirizzarle sul preciso cammino da compiere. Ne ho rinvenuti diversi nella casa paterna e altri mi sono stati donati da alcuni amici.
Li ho raccolti e sistemati in un orcio di terracotta all’ingresso della mia abitazione. Particolarmente ammirati dagli amici che mi vengono a trovare.



 



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