LA BATTAGLIA DI 12 DONNE DELL’ABRUZZO MONTANO A DIFESA DELLA QUALITÀ DELLA VITA

- di Antonella Marinelli -

 

 

In questo periodo così triste per l’Abruzzo, laddove alcuni criminali in pochi secondi hanno distrutto ciò che è stato costruito e mantenuto per secoli, mettendo in pericolo la vita di uomini e animali, ci sono persone che, ostinatamente, cercano di rendere migliore e fruibile il territorio che abitano e lo fanno un passetto alla volta, con molta fatica e altrettanta determinazione.

Al di là di tutte le manovre politiche, i calcoli per dividersi profitti vari, queste persone lavorano, oltre che per se stesse, per lasciare un mondo migliore a coloro che lo abiteranno negli anni avvenire.

Nella società della globalizzazione e del consumismo, dove il denaro detta i tempi delle giornate di ognuno e dove i bisogni vengono creati dalle grandi lobby che governano il mondo, parlare di resilienza può sembrare mera utopia. Non è così.

Se sei di quelle che riescono a respirare solo a partire da 1 km di distanza dalle grandi città e sei pronta a tutto avrai la possibilità di svolgere le acrobazie quotidiane per il pane in una cornice che già di per sé è una ricompensa, inoltre avrai la possibilità di essere sorretta da una rete di rapporti umani che si fa più fitta proprio dove la popolazione è meno densa. Un paradosso? Io credo di no, quando è facile contarsi perché si è in pochi, ciascuno conta di più.

Sarà per questo che in questi ultimi tempi sempre più giovani, ma anche famiglie intere, hanno scelto queste località “minori” per una migliore qualità della vita. Più complicata, magari, ma chi ha detto che le scelte devono per forza essere facili?

Oggi, che il mercato ci vuole versatili e flessibili e offre contratti di lavoro che scadono prima dello yogurt che hai in frigo e settimane fatte di otto giorni e quattro lavori tutti insieme, il ritorno alle origini, alla ricerca di uno stile di vita più lento è la tentazione più forte.

Con il mio lavoro ho potuto conoscere donne che hanno scelto di restare nei piccoli borghi o che sono andate via e poi sono tornate o che se ne sono innamorate mentre erano in vacanza e non sono più andate via.

Donne agricoltrici, viticoltrici, artiste, artigiane, veterinarie, imprenditrici delle più svariate attività lasciano le grandi città per costruirsi con coraggio e fantasia una nuova vita combattendo anche contro stereotipi e pregiudizi di chi crede che una “forestiera”, donna per di più, non sia in grado di farcela.

Dietro ogni incontro ci sono storie quotidiane di intraprendenza e caparbietà che mi danno coraggio nelle giornate più buie e mi rammentano che da sempre le donne sono state il collante di tutte le comunità isolate, soprattutto in Abruzzo, durante i lunghi inverni quando in paese gli uomini non c’erano perché in transumanza o all’estero e loro mandavano avanti la quotidianità facendo superare la stagione alle decine di bambini e anziani rimasti in paese.

Donne d’Abruzzo appunto. È da qui che vogliamo ripartire.

Adriana Tronca, dell’Azienda vitivinicola “Vigna di More” a Goriano Valli di Tione degli Abruzzi (L’Aquila), ha avuto questa scintilla in seguito ai gravi disagi che è stata costretta ad affrontare durante la nevicata del gennaio scorso e ha illuminato anche noi altre 3 amiche che già da un po’ collaboriamo scambiandoci competenze e idee nel portare avanti i nostri lavori.

C’è Cristina Caselli dell’azienda agricola “In Fattoria” di Rocca di Mezzo (L’Aquila), Francesca Ardizzola, proprietaria del B&B “Abruzzo Segreto” a Navelli (L’Aquila) e poi ci sono io, del laboratorio artigianale “I campi di mais” a Fontecchio (L’Aquila). Pur svolgendo professioni diverse abbiamo scoperto che perseguiamo lo stesso obiettivo: valorizzare il territorio in cui viviamo e operiamo sottraendolo all’abbandono soprattutto culturale, per non perdere quella memoria tanto preziosa per le generazioni avvenire.

Una giornalista nostra amica, Alessia De Iure, ci ha aiutato ad esternare questi pensieri pubblicando in un quotidiano locale una nostra lettera aperta e ci siamo accorte che molte donne in questa regione si sono riconosciute nelle stesse situazioni. Incontrarci per conoscerci e scambiare idee è stato del tutto spontaneo e così è nato questo gruppo. Oggi siamo in 12, ognuna con una propria attività imprenditoriale e competenze diverse, pronte a metterci in gioco e lavorare in rete.

Insieme vogliamo dare vitalità e nuovi contenuti alle nostre attività, unendo le nostre esperienze vogliamo creare una rete di promozione efficace per poter pianificare in modo più organizzato modelli di comunicazione rivolti a potenziali fruitori esterni, individuare mercati di nicchia e organizzare eventi.

Lavorare insieme per lo stesso obiettivo rende le nostre azioni più forti e dotate di una nuova voce che, ci auspichiamo, contribuisca a facilitare nuovi percorsi atti a migliorare la qualità della vita di tutti e lasciare un mondo più pulito e sincero alle generazioni future.

Ripartiamo da qui, dunque, dalle donne, donne d’Abruzzo da sempre custodi di costumi sociali, culturali e spirituali dei piccoli borghi, riuscite a sopravvivere in ambienti-limite utilizzando con creatività le risorse della natura, conservando e curando il territorio per restituircelo migliorato.

“In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno”, dice Clarissa Pinkola Estés.

La presentazione alla stampa del progetto ci sarà il 23 novembre prossimo, alle ore 11:00 a L’Aquila nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni, sede del Comune.



 



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