Terremoto, progetti light per ricostruire e salvare l’Appennino

Progetti leggeri, “che nascono dalle energie vitali ancora presenti sul territorio”, per accelerare la ricostruzione post-terremoto e “salvare l’Appennino”. È la proposta lanciata nella conferenza programmatica “Dare un futuro alle aree terremotate, rilanciando l’Appennino”, organizzata dal Censis e dalla fondazione Aristide Merloni. C’è infatti “grande preoccupazione per le possibilità di rinascita delle aree colpite dal sisma dell’agosto 2016 e dai terremoti successivi”. Una preoccupazione “per il destino dell’Appennino e delle sue comunità, non soltanto in relazione al terremoto, ma al complessivo impoverimento sociale ed economico avvenuto in quest’area negli ultimi decenni”.

Servono quindi progetti leggeri “che restano nel solco di economie già presenti, ma si avvalgono di un approccio innovativo, prevalentemente fondato sulle conoscenze digitali”. Progetti “che sfruttano nel miglior modo possibile le nuove tecnologie, che sappiano cogliere le nuove opportunità della rete, aggirando le barriere dimensionali, che utilizzino le possibilità aperte dall’economia della condivisione e che coinvolgano in partenza le imprese private e solo successivamente prevedano interventi istituzionali”.

La richiesta alle istituzioni è una “ricostruzione più veloce e snella, con meno burocrazia, e un modello di governance e di decisione più immediato e vicino ai cittadini”. Per questo è necessario “valutare attentamente i progetti industriali che potranno essere avviati, per aumentarne l’estensione attraverso misure di sostegno regionale, nazionale o europeo”. Tra questi, gli impianti di nocciole, la produzione di vacche nutrici, il marketing digitale e l’homesharing. Inoltre, è indispensabile migliorare le infrastrutture “per riattivare le funzioni vitali delle aree terremotate e dell’Appennino”.


 



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