Ottaviano Giannangeli ci ha lasciato


    Ottaviano Giannangeli ci ha lasciato privando la cultura abruzzese di uno dei suoi uomini più rappresentativi. La notizia della morte è giunta all’improvviso risvegliando un rimorso nascosto per tutte le volte che ho rimandato una visita sempre promessa.
   Ho avuto l’onore di avere la sua amicizia, di poter contare sulla sua straordinaria disponibilità, di essere stato ammesso alla sua straordinaria biblioteca, di annotare con lui il percorso letterario di altri due grandi abruzzesi, suoi proficui e primi collaboratori, verso i quali condividevamo ammirazione e rispetto: Laudomia Bonanni e Pasquale Scarpitti.
  Inoltre le lunghissime telefonate, con le lancette dell’orologio che superavano abbondantemente l’ora, per ogni notizia o aggiornamento che riteneva necessario darmi.
   Ho ripreso i doni conservati gelosamente: alcune lettere della scrittrice aquilana, il primo e molti dei successivi numeri di «Dimensioni» nei quali la Bonanni e Scarpitti avevano offerto racconti e inchieste, i suoi libri, tantissimi.
   Scrivere di Ottaviano Giannangeli sarebbe stendere le pagine di un’enciclopedia per la varietà, la qualità e la quantità del suo essere uomo di cultura. Sillogi in lingua e dialetto, saggi critici, testi narrativi e di teatro,  studi di folclore abruzzese, autore di canzoni, direttore di riviste, animatore culturale tanto da essere nel lontano 1946 il fondatore della sagra delle ciliegie di Raiano, ispiratore di premi nazionali di poesia, nulla gli è stato estraneo oltre ad essere prestigioso docente di italiano e latino nelle scuole medie inferiori e superiori per approdare infine all’Università Statale “G. d’Annunzio” prima come assistente di ruolo e poi professore associato di Letteratura Italiana moderna e contemporanea. Inoltre i rapporti con i più noti esponenti della cultura italiana e i cui nomi sono nel volume Le care lettere: da Eugenio Montale a Ignazio Silone, da Natalia Ginzburg a Italo Calvino, da Giacomo Debenedetti a Carlo Azeglio Ciampi e tanti altri ancora.
   Molti i ricordi, ma su tutti primeggia la rivista «Dimensioni» da lui fondata e diretta insieme a Fausto Brindesi, successivamente con Giuseppe Rosato e Giammario Sgattoni. La prima uscita il 13 aprile 1957, con il numero O indirizzato ad esponenti della cultura abruzzese per “tastare il polso, per averne l’avallo e l’appoggio” e poi definitivamente con il numero 1, Sulmona 1 giugno 1957, tipografia Labor, al prezzo di lire 200, per chiudere poi i battenti, dopo diverse vicende e cambi di direzione nel 1974.
La rivista nacque come “mensile abruzzese di cultura e d’arte … nasce abruzzese, ma non vuole esaurirsi nella regione, … non presuppone restrizioni né distinzioni, ma riflette il desiderio di una gente, tra le più sobrie e operose d’Italia, di continuare a dare e ricevere qualcosa per restare nell’ingranaggio della cultura italiana, europea, mondiale … «Dimensioni» primo, perché un titolo alla rivista era pur necessario; secondo, perché urge ridimensionarci e vedere una buona volta chi siamo per non restare perennemente alla periferia dell’interesse in Italia …; terzo, perché la «ragione» è tanto lata ed elastica che ciascuno può presumerne un pezzetto, purché sappia tenersi in intelligenti proporzioni o «dimensioni»”. Così in seconda di copertina e nella Quasi un’introduzione. Il numero si apre con gli interventi augurali di Gioacchino Volpe, Ettore Paratore, Giovanni Titta Rosa, Laudomia Bonanni, Mario Pomilio. Poi, nel tempo, una lunghissima strada con i nomi più conosciuti della cultura e un’affermazione duratura nell’ambito delle riviste letterarie italiane.
   D’impeto quanto scritto, una urgenza dettata dall’anima e dalla memoria, ma riflessioni più profonde gli sono dovute.

                                                             Gianfranco Giustizieri
                 Cofondatore dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni”

 



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