Giovanni Paolo II - A Campo Imperatore nel 1993 per inaugurare la chiesetta degli alpini

(DI GIUSTINO PARISSE) -


Nel 1993, i momenti più importanti del rapporto fra Giovanni Paolo II e la montagna aquilana.
 In quell’anno infatti il Santo Padre per ben tre volte si reca sul Gran Sasso. Due volte in visita privata per sciare e una terza volta in visita ufficiale. Nella giornata del 20 giugno del 1993 il Pontefice volle ringraziare pubblicamente tutti coloro che più volte gli erano stati vicini lungo le piste da sci. Atterrò con l’elicottero a Campo Imperatore per inaugurare la chiesa della Madonna della Neve che si trova a due passi dall’albergo di Campo Imperatore, albergo che nel settembre del 1943 aveva ospitato Benito Mussolini, prigioniero del Re, poi liberato da un blitz dei tedeschi.andiamo con ordine e cerchiamo di ricostruire in maniera la più dettagliata possibile cosa avvenne in quell’anno.
 Il Papa va a sciare a Campo Imperatore nel febbraio del 1993, in un giorno che possiamo solo cercare di intuire. I testimoni ricordano fosse circa metà febbraio.
 In quell’anno Giovanni Paolo II, dal 3 al 10 febbraio fu impegnato nel suo decimo viaggio in Africa e in particolare in Benin, Uganda e Sudan. Probabile quindi - tenendo fermo il fatto che di solito le “scappatelle” avvenivano di martedì - che si trattasse del 16 febbraio o al più tardi del 23.
 Quel giorno, con il Pontefice, a sciare a Campo Imperatore, in quella che poi fu denominata la pista del Papa, oltre alla scorta, a don Stanislao, al medico dottor Renato Buzzonetti c’erano per il Centro turistico il presidente Alfonso Scimia, il direttore degli impianti Berardino Scimia, il direttore tecnico Dino Pignatelli, il maestro di sci Bruno Faccia ed Enzo Volpe alla guida del gatto delle nevi.
 Il Santo Padre scia per ore, si ferma solo per consumare un pasto frugale. Bruno Faccia ha portato da Assergi dove abita, salame, prosciutto e formaggio di produzione locale e anche un po’ di vino. Il Papa apprezza pur senza esagerare e poi riprende a sciare. Sono quasi tutti increduli che lì con loro c’è uno dei personaggi che ha cambiato la storia del mondo anche se in quel momento sembra solo volersi immergere nella natura e osservare la bellezza mozzafiato dei paesaggi, quei paesaggi che a Karol Wojtyla tanto ricordano i suoi Monti Tatra in Polonia.
 «Cercava di sciare il più a lungo possibile, quando intorno alle 17 doveva ripartire si vedeva che lo faceva con un certo dispiacere» dice Berardino Scimia «e sicuramente già pensava alla prossima occasione». E per quell’anno la “prossima” occasione fu il martedì di Pasqua, 13 aprile 1993.
VISITA UFFICIALE. Giovanni Paolo II arriva in visita ufficiale a Campo Imperatore il 20 giugno del 1993 per inaugurare la chiesetta della Madonna della neve restaurata dagli alpini.
 Quello che i giornali non raccontarono è come nacque l’idea della visita a Campo Imperatore da parte del Pontefice per inaugurare la chiesetta.
 Il 13 aprile del 1993, durante la visita privata sul Gran Sasso per sciare, il Papa a metà giornata si fermò per mangiare un boccone a fianco a una casetta di pastori che si trova nei pressi della pista della Scindarella. Anche in quella occasione Bruno Faccia aveva dato fondo a quanto di meglio potesse offrire la sua dispensa. Un vero e proprio trionfo di salame, prosciutto, salsicce, formaggio, frittata, buon vino.
 Come al solito il Papa non mangiò moltissimo anche se mostrò di gradire i prodotti che gli venivano offerti e ringraziò. Mentre tutti mangiavano in rispettoso silenzio il presidente del Centro Turistico, Alfonso Scimia, quello che appariva il meno “bloccato” dalla presenza del Santo Padre prese il coraggio a quattro mani e si rivolse a Karol Wojtyla dicendo: «Santità, i nostri alpini hanno quasi terminato di restaurare la Chiesetta della Madonna della Neve, vorremmo che fosse Lei a inaugurarla». Il Pontefice guardò Alfonso Scimia e dopo un attimo di pausa disse: “Vedremo”. Una risposta che al presidente del Centro turistico sembrò un sì senza tentennamenti. Naturalmente il Papa non è un uomo qualsiasi che un mattino si alza e dice: andiamo sul Gran Sasso a inaugurare quella chiesa. I suoi impegni sono infiniti e trovare uno spazio per una visita ufficiale è impresa ardua. I dirigenti del Centro turistico questo lo sapevano bene e allora sin dal giorno dopo partì un vero e proprio “assedio” alle autorità ecclesiastiche per cercare di arrivare a concretizzare il sogno di vedere il Papa, ufficialmente, sul Gran Sasso.
 Il 16 aprile dal Centro turistico parte una lettera di invito al Santo Padre a firma del presidente Alfonso Scimia. Alla lettera ufficiale i dirigenti del Centro turistico fanno seguire colloqui in particolare con l’arcivescovo dell’Aquila monsignor Mario Peressin e più di una volta si mettono in contatto con don Stanislao, l’uomo più vicino al Papa.
 Il 10 maggio del 1993 al Centro turistico arriva una lettera dell’arcivescovo dell’Aquila nella quale viene data per certa la visita del Papa per il 20 giugno.
 Quel “vedremo” pronunciato con gli sci ai piedi dal Papa era qualcosa di più che una promessa. E visti i tempi ristretti in cui tutto avvenne c’è da credere che il Santo Padre abbia dato immediate disposizioni affinché quella visita ufficiale potesse avverarsi.
 Il 22 maggio 1993 all’arcivescovo Peressin giunse una nota dell’ufficio stampa del Vaticano a firma del direttore Joaquin Navarro Valls e del vice monsignor Piero Pennacchini “in relazione alla prevista visita pastorale nella Diocesi”.
 Il sogno di Alfonso Scimia, degli alpini, e di tutti gli aquilani si sarebbe dunque realizzato. C’era da attendere solo l’atto formale della ufficializzazione che arrivò con una lettera indirizzata ad Alfonso Scimia il primo giugno del 1993.

 



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