Per il Pontefice polacco nel luglio del 2003 l’incontro con un pastore (Angelo Spagnoli di Camarda)

Nel dicembre del 1995 la notizia della presenza del Santo Padre sul Gran Sasso fece il giro del mondo. E questo perché nel giorno di Natale il Papa era stato costretto a interrompere la benedizione Urbi et Orbi da piazza San Pietro a causa di un malore. Il mondo cattolico, e non solo, tremò. Quattro giorni dopo, il 29 dicembre, a dimostrazione del suo completo ristabilimento, il Pontefice, si fece accompagnare in Abruzzo e sostò a lungo a fianco della chiesetta di San Pietro della Jenca in una zona del Gran Sasso denominata “Il Vasto” nei pressi di Camarda e Assergi (quella chiesetta il 18 Maggio diventerà santuario dedicato proprio al papa polacco).
1994 E 1995. Nel 1995 il Pontefice è stato almeno 4 volte in Abruzzo in visita privata (compresa quella del 29 dicembre).
 La prima è di martedì 4 aprile 1995. La notizia viene pubblicata il giorno dopo dal Centro che riferisce anche la testimonianza di un giovane, Marcello Silvi, che aveva notato la presenza prima della scorta e poi del Papa in una zona montana fra Montecristo e Filetto. Nell’autunno del 1995 la presenza del Santo Padre viene segnalata per ben due volte nella Marsica e in particolare nella zona dell’Aceretta nei pressi di Villavallelonga. Le presenze del Papa sul Gran Sasso sono state numerose anche negli anni successivi al 1995 (un passo indietro: nel 1994 era stato segnalato per ben due volte sulla montagna più alta dell’Appennino). Con l’avanzare della malattia Giovanni Paolo II non sarà più in grado di mettere gli sci ma le sue gite private nell’Aquilano verranno registrate fino al luglio del 2004 quando si recherà a Rocca di Mezzo, località nella quale era in progettazione una vera e propria casa del Papa.
2003-IL PASTORE. Nel 2003 Giovanni Paolo II per ben due volte a luglio arriva in Abruzzo in visita privata. Nel primo caso, il 14 luglio, un lunedì, la notizia viene rivelata il giorno dopo dal Centro. Il Papa si recò sul Gran Sasso, nella zona di Camarda e, nella località che viene chiamata Pantano, incontrò un pastore, Angelo Spagnoli, al quale consegnò anche un rosario dentro un astuccio con lo stemma del Vaticano. L’articolo del Centro con il racconto di Spagnoli aveva avuto la sera prima un parto molto difficile. Quel “pezzo” portava la firma di chi scrive. Ricordo che furono due ore frenetiche alla ricerca di conferme alla notizia. Quando infatti si parla del Papa il rischio di prendere una “bufala” giornalistica è molto alto, come pure è alto il rischio di fare una brutta figura vorrei dire quasi a livelli mondiali. Quando poi si ha poco tempo per scrivere l’articolo ci si trova di fronte a una scelta quasi drammatica: rischiare una figuraccia o fare uno scoop. La sera del 14 luglio, intorno alle 22, il giornale era ormai in via di chiusura. Non c’erano state notizie particolarmente importanti per cui tutto era filato liscio. Qualche minuto prima delle 22, mi chiama al telefono un amico di Camarda, Domenico Corbelli, che qualche anno prima era stato anche presidente della Circoscrizione. Mi dice di trovarsi al bar del paese e insieme a lui, fino a qualche minuto prima, c’era anche Angelo Spagnoli, il pastore che in paese chiamano “Sterpone”. Spagnoli aveva raccontato, chiacchierando con gli amici, del suo incontro pomeridiano con il Papa. Corbelli assicura: la notizia è vera, conoscendo “Sterpone” non si sarebbe mai inventato una storia simile, non è uno insomma che ha le visioni. A quel punto però chiedo come posso fare per parlare con il pastore. Dal bar era appena andato via e sapendo che al mattino di solito si alzava molto presto pensai che sicuramente era andato a casa. Chiamo l’abitazione e mi risponde la moglie la quale mi dice che il marito non è ancora tornato dal bar, mi conferma però l’incontro che Angelo aveva avuto col Pontefice qualche ora prima e mi dice una cosa che poi risulterà decisiva: ho qui con me la coroncina del Rosario che il Pontefice gli ha donato. Dico alla signora: appena vede rientrare suo marito, gli dica che lo sto cercando. E dopo 5 minuti Angelo “Sterpone” richiama. Conoscevo Sterpone da molti anni e sapendo del suo carattere, ruvido e orgoglioso allo stesso tempo, ero convinto che non si sarebbe potuto mai inventare un incontro con il Papa che lui aveva visto solo qualche volta alla televisione.
 Al telefono lo bombardai di domande, cercando anche di farlo cadere in contraddizione per capire se stava dicendo la verità. In quel momento il problema non era tanto se io gli credevo o meno (e gli credevo) ma dovevo tutelare soprattutto il giornale che non avrebbe certo gradito di essere smentito su un episodio tanto importante. Alla fine gli chiesi se era disponibile a farsi fotografare con la corona in mano. Lui disse sì. Il problema era l’ora. Fra una cosa e l’altra (fra cui il controllo delle agenzie per scoprire se il Papa quel giorno in realtà era stato da un’altra parte) si erano fatte le 23 e 15. Domandai al caporedattore Roberto Marino se c’era un po’ di tempo e lui, sempre rassicurante mi disse: quanto ne vuoi, intendendo che fino alla mezzanotte e mezza ce l’avremmo fatta. Chiamai il nostro fotografo, Raniero Pizzi che era già a letto. Devo dire che quando gli spiegai cosa doveva fare scattò come una molla. L’appuntamento con Angelo Spagnoli era al bar. Io intanto completavo l’articolo. A mezzanotte e qualche minuto Raniero era già in redazione. E il giorno dopo l’incontro del Papa col pastore era di dominio pubblico.

 

Gli articoli che sono stati pubblicati nei giorni scorsi in vista della beatificazione, oggi, di Giovanni Paolo II sono tratti dal libro «Giovanni Paolo II e l’Abruzzo». Il libro (editrice Graphitype) scritto nel 2005 da Giustino Parisse, caporedattore del Centro ripercorre le visite pubbliche e private del Papa polacco in Abruzzo.



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