Grazie ai fondi europei rinasce la cinta muraria a L'Aquila

Una cinta muraria lunga 5,4 chilometri, tra i pochi esempi in Italia di fortificazione trecentesca quasi integralmente conservata: è quella che racchiude il centro storico dell'Aquila e che, una volta completate le operazioni di recupero e restauro, offrirà una nuova immagine della città, ancora in fase di rinascita dopo il terremoto del 2009. Già da due anni un tratto delle mura appare in tutto il suo splendore di notte, illuminato, a chi percorra viale della Croce Rossa da ovest verso est; e da quando sono state liberate dalla fitta vegetazione che le nascondeva allo sguardo è suggestivo ammirarle anche di giorno, alte e incombenti in particolare nel tratto nord della città.


    Tutto è stato possibile grazie a un intervento di restauro, consolidamento e valorizzazione della cinta muraria che prevede anche la realizzazione di camminamenti in alcuni tratti, finanziato con 8 milioni di euro di fondi europei (POR-FESR 2007-2013, Asse VI.2.1) assegnati alla Regione Abruzzo e quindi trasferiti al Comune, proprietario del manufatto, che per l'attuazione ha stipulato una convenzione con la ex Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici d'Abruzzo, ora Segretariato regionale d'Abruzzo del Mibact.

"Nell'anno europeo del patrimonio culturale, il contributo dell'Europa per riportare all'antico splendore le mura trecentesche de L'Aquila rafforza il nostro impegno sul territorio", osserva Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea sottolineando che si tratta di un "impegno ancor più importante e simbolico in una città duramente provata dal terremoto". La direzione dei lavori è stata affidata all'architetto Antonio Di Stefano, della Soprintendenza unica Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città dell'Aquila e i Comuni del Cratere. Essendo anche progettista dell'intervento, Di Stefano ha pensato a un ideale anello continuo di camminate intorno alle mura che, però, per la situazione orografica è impossibile realizzare nei tratti più ripidi. "E' in fase di completamento un camminamento dal Tribunale verso la stazione che sarà fruibile anche a disabili, poi ne faremo altri" assicura. Il fascino dell'immagine notturna delle mura deriva da una precisa scelta progettuale.

"Sui passaggi raso muro da porta Branconia scendendo verso porta Barete - spiega Di Stefano - abbiamo scelto un'illuminazione a led a basso consumo, con lampade a diversa temperatura colore, per mantenere la profondità". Il lavoro di recupero e catalogazione delle pietre crollate con il sisma del 2009 o recuperate dagli smontaggi controllati delle parti compromesse ha consentito di individuare configurazioni inedite delle mura e delle porte. Con una sorpresa emozionante. "Abbiamo trovato due pietre sistemate con modo operativo non corretto, ho fatto smontare alcuni pezzi in procinto di collassare, ho ritrovato la soglia, poi gli stipiti, murati come riempimento. A quel punto mancava solo l'arco, difficile da reperire, ho deciso di ricostruirlo con materiale moderno. Non sapevamo però di quale porta si trattasse. Nella rappresentazione topografica del 1575 di Pico Fonticulano già non esisteva più, probabilmente perché, trovandosi in un angolo, era andata distrutta in uno dei terremoti del XV secolo. La ricerca partì dalla Cronaca aquilana di Buccio di Ranallo, storico trecentesco coevo alla fondazione della cinta muraria.
Poi dalla lettura degli annali dell'Antinori ho scoperto in una noticina la Porta di Poggio Santa Maria". Che ora fa bella mostra di sé lungo viale della Stazione.

Intanto dal luglio 2017, dotato di impianto di videosorveglianza, è di nuovo fruibile il giardino con il belvedere nei pressi di Porta Branconia. E i lavori proseguono.




 



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